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ASPI aveva previsto almeno 10 anni di gratuità sul nodo genovese, ma tutte le risorse sono state dirottate dal Comune di Genova per il tunnel subportuale
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Lettera aperta del senatore Lorenzo Basso, Vicepresidente Commissione Trasporti, Ambiente e Innovazione tecnologica del Senato della Repubblica.

Autostrade liguri bloccate, disagi per i cittadini e aumenti dei pedaggi. Questa è l'ennesima giornata di caos che gli automobilisti liguri stanno vivendo oggi, 1 luglio.
Le autostrade A10, A12 e A26 sono state tutte colpite da problemi che hanno causato ingenti disagi ai pendolari e ai turisti che si trovano a transitare nella regione.

Ormai una giornata di totale disagio nelle autostrade liguri non fa più notizia se non fosse che, nel (quasi) silenzio generale, proprio oggi 1 luglio è scattato un altro aumento dei pedaggi. Il 15 febbraio scorso, avevo presentato un emendamento nell’Aula del Senato per bloccare almeno l'aumento dei pedaggi sui nodi genovesi e savonesi, ma il governo l'aveva respinto, promettendo che sarebbe intervenuto diversamente. Vane promesse. Nulla è stato fatto e oggi gli automobilisti, in coda, si trovano anche di fronte ad un aumento dei pedaggi, in questo clima di caos e di disagio per cittadini e turisti.

In realtà, ASPI aveva previsto almeno 10 anni di gratuità sul nodo genovese, ma tutte le risorse sono state dirottate dal Comune di Genova per il tunnel subportuale, che di giorno in giorno aumenta costi e tempi di realizzazione, aprendo inoltre nuove incognite per le imprese interferite e nuovi ingenti costi per tutti i cittadini genovesi (infatti, sia che si demolisca la sopraelevata sia che la si mantenga, come io auspicherei, comunque ci saranno costi a carico dei genovesi: in caso di demolizione Aspi ha preventivato 100 milioni di euro non a suo carico).

È giusto chiedersi quale sia l'interesse generale dei cittadini liguri in tutto questo. Siamo di fronte ad un continuo blocco del traffico, ad aumenti dei pedaggi, al mancato ripristino delle barriere fonoassorbenti (fondamentali per liberare i cittadini dal rumore) e non ultimo, anzi forse prima di tutto, alla mancata presa in carico della vera priorità: la manutenzione e la sicurezza delle strade.

Emblematica è stata la vicenda del ponte di Nervi che ha messo in luce come, purtroppo, la lezione del ponte Morandi non sia stata studiata né applicata a sufficienza. Ancora una volta si è arrivati ad una situazione di allarme e poco consola che questo allarme sia sotto controllo (e ci mancherebbe altro!).

Dopo il crollo del ponte Morandi, in tutta la città era doveroso dare avvio a un piano straordinario di manutenzioni "silenziose", come silenzioso, costante e continuo dovrebbe essere il lavoro di cura delle opere d’arte (viadotti, gallerie, ponti) su cui i cittadini ogni giorno transitano. È un fallimento che questa opera di manutenzione non sia stata fatta e che si sia giunti ad un segnale di allarme che, per il solo fatto che esista, denuncia già una sconfitta che non può essere mascherata dalla rassicurazione (enunciata non senza protervia) che è tutto sotto controllo. Ancora più quando, come in questa situazione, dopo la denuncia e dopo la prima arrogante risposta sull’inesistenza del problema, si è dovuto correre ai ripari con una limitazione del traffico. Proprio questo rimedio posticcio conferma che il problema esisteva e ci lascia con l’angoscia di non sapere cosa sarebbe accaduto se l’allarme non fosse stato lanciato e con il timore rispetto a tutte quelle opere d’arte che non sono sotto controllo e su cui normali cittadini non sono in grado di sollevare denuncia.
Ma non è tutto, perché la limitazione del traffico che rimedia al problema dovuto ad una carenza di manutenzione comporta un costo che è pagato dai cittadini. L’errore politico è evidente: non si fanno manutenzioni e si stressa l’infrastruttura sino al punto di arrivare ad un contrasto tra l’efficienza della circolazione e la sicurezza. È proprio questo il contrasto che si deve evitare! Ed è proprio questo l’errore che è stato fatto nella gestione del ponte Morandi, come il processo sta facendo emergere. La manutenzione vuol dire sicurezza, ma vuol dire anche efficienza del sistema. L'incuria vuol dire insicurezza ed inefficienza del sistema.

Il lavoro di cura verso le opere d’arte cittadine deve diventare ordinario e consolidato, e compito del buon amministratore è assumersi la responsabilità politica dei costi che questo comporta e delle risorse che per questo sono necessarie. I cittadini meritano che queste risorse siano individuate ed investite perché la sicurezza non ha prezzo.

Certo, si tratta di dedicare le risorse pubbliche che ci sono non per costruire “piramidi” per la gloria del solo faraone, ma per garantire le tante, piccole ma importanti, opere di manutenzione silenziosa a beneficio di tutti i cittadini e dell’intera comunità.

*Senatore Lorenzo Basso
Vicepresidente Commissione Trasporti, Ambiente e Innovazione tecnologica del Senato della Repubblica