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Nel 1918 l'armistizio di Villa Giusti segnò la fine del conflitto con la vittoria dell'Italia. Berrino (FdI): "La vera unità nazionale si fece nelle trincee del Carso"
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GENOVA - Era il 4 novembre del 1918 quando il "Bollettino della Vittoria' segnò la fine della prima guerra mondiale per l'Italia annunciando l'armistizio di Villa Giusti con cui il generale Armando Diaz, comandante supremo del regio esercito, dichiarò la resa dell'Impero austro-ungarico. Il 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu dichiarato Festa nazionale poi però divenne sempre meno sentita e la giornata del ricordo di quell'avvenimento di fatto sparì dal calendario.

Centoquattro anni dopo l'armistizio dalla Liguria parte la richiesta di ripristinare la festività. A presentare un disegno di Legge sono stati infatti i senatori Gianni Berrino e Roberto Menia di Fratelli d'Italia. "Riteniamo che il 4 novembre debba rappresentare e trasmettere soprattutto il senso profondo dell'unità e dell'identità nazionale" spiegano i due senatori eletti in Liguria che aggiungono: "La vera unità nazionale si fece nelle trincee del Carso dove si trovarono uniti veneti e napoletani, piemontesi e siciliani, una festività celebrata per quasi settant'anni in maniera sentita e partecipata, che sarebbe importante ripristinare - concludono - come segno di rispetto e memoria da trasmettere ai giovani insieme all'amor patrio e al rispetto per le Forze Armate".

La storia dell'Italia nella prima guerra mondiale è travagliata e fatta di salti da una parte all'altra degli schieramenti. In una prima fase di neutralità le truppe italiane non presero parte al conflitto pur facendo parte della triplice Allenaza insieme all'Impero Austro Ungarico e alla Germania. Circa dieci mesi dopo l'Italia entra in guerra ma cambia schieramento ed entra al fisnco di Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. L'obiettivo dell'Italia era quello liberare Trento e Trieste dal dominio dell'impero austro-ungarico. In mezzo la disfatta di Caporetto nell'autunno del 2017. Un anno dopo la Vittorio Veneto lungo il Piave. Qui l'armistizio del 4 novembre che segnò la fine delle ostilità. Il bilancio per l'Italia fu tragico: 650mila morti e oltre un milione di feriti.

IL TESTO DEL 'BOLLETTINO DELLA VITTORIA' DEL 4 NOVEMBRE 1918 - "La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza".

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