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"L'eroina degli anziani": così viene efficacemente definito il gioco d'azzardo, messo alla portata di tutti - dopo essere stato per molto tempo un vizio per ricchi nei quattro casinò italiani, oppure una malsana abitudine illegittima nelle bische clandestine (come quella di "Regalo di Natale" di Pupi Avati, nella foto) - dal dilagare delle macchinette mangiasoldi nei bar, nelle tabaccherie, dappertutto. Ci sono così diciotto milioni di giocatori in Italia, di cui uno su dieci "problematico" ovvero portato a rovinarsi. Impressionante poi il volume di spesa: 110 miliardi.

La Liguria, terra demograficamente in età avanzata, è flagellata dalla ludopatia degli ultrasessantacinquenni, rovinosamente ammaliati dalle macchinette, dai gratta e vinci e - in percentuale minore, data la scarsa attitudine degli anziani all'informatica - le scommesse online.

"Abbiamo in carico in cura per ora circa cinquecento persone - sostiene Sonia Salvini, componente dell'osservatorio nazionale sul gioco d'azzardo, durante il convegno "Azzardo e disagio sociale" di Palazzo Ducale - ma sono numeri sottostimati. Rispetto al resto d'Italia, in Liguria la percentuale di ultrasessantacinquenni è molto più alta perché siamo una regione anziana ma anche perché il giocatore tipo trova una componente di socialità effimera nei bar dove vi sono le macchine. Dal 2012 abbiamo una legge regionale che stabilisce regole e distanze, ma se ne avessimo una come in Piemonte che diminuisce l'offerta di gioco avremmo un mezzo in più".

Dal 2017 la ludopatia, al pari di alcolismo e tossicodipendenze, è presa in carico dal Serd, la cui direttrice Ina Maria Innenthal afferma: "Parliamo di un fenomeno in espansione, superabile, che solo da pochi anni è entrato nel catalogo delle dipendenze e spesso le persone arrivano ad ammettere di avere problemi solo dopo eventi particolari come una moglie che se ne va. Abbiamo però dei fondi, 44 milioni, che ci permettono di costruire un percorso di cura anche con i privati, come il Ceis o la comunità di San Benedetto".

Infine Roberto Centi, presidente della Commissione regionale antimafia: "Una piaga destinata a aggravarsi perché il gioco è visto dalle fasce più deboli come una scorciatoia per uscire dai problemi. Una scorciatoia in realtà verso il baratro, perché chi gioca vive sempre peggio e finisce spesso nelle mani degli strozzini, individuali e organizzati dalle mafie".