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I cittadini devono sentire quel che accade in aula e avere informazioni di prima mano
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"E' un mese importantissimo ma ancora di attesa. Speriamo che sia l'inizio di quel che porterà alla verità. Abbiamo tanto bisogno di verità e di risposte perché in questi quasi 4 anni non abbiamo avuto alcuna soddisfazione se non dalla parte giudiziaria": è il commento di Egle Possetti, presidente Comitato Ricordo Vittime Morandi, a un mese esatto dall'inizio del processo per il crollo del Ponte. Che chiede: "Vogliamo che la gente senta quel che avviene nel processo, speriamo che abbia un risalto mediatico importante. I cittadini devono sentire quel che accade in aula e avere informazioni di prima mano. Abbiamo chiesto che chi è parte civile possa accedere al processo".

Il processo, a carico di 59 persone, inizierà il 7 luglio a Genova. Le accuse sono di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, omissione di atti di ufficio e rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza. Secondo la procura, buona parte degli indagati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare e nonostante questo, nessuno fece niente per evitarlo, puntando al massimo risparmio nelle manutenzioni per garantire più alti dividendi ai soci. Ad aprile Autostrade e Spea, la società che si occupava delle manutenzioni, hanno patteggiato e sono usciti dal processo. Oltre ai ventisette milioni Autostrade pagherà una sanzione di un milione di euro, la massima prevista.

Ma sono ancora tanti, dice Possetti, i fronti aperti: "Abbiamo il disegno di legge ancora appeso al quale lavoriamo da tanto e non va avanti, abbiamo altre vicende che si sono evolute in modo negativo come il discorso della concessione, l'unica speranza che ci rimane è quella processuale sperando che il disegno di legge possa trovare la luce entro la legislatura. Altrimenti non avremmo parole per definire quel che ci sta accadendo".

E sull'andamento dell'incidente probatorio, Possetti commenta: "E' la tattica delle difese quella di andare a screditare tutto il lavoro fatto: ci sono tantissimi elementi, una mole di dati raccolti veramente impressionante. Se un processo di questo tipo non andrà a buon fine come purtroppo abbiamo visto in altri processi del passato, il nostro Paese non avrà nessun tipo di speranza e non potremo veramente neanche guardarci in faccia come cittadini".

Intanto, tra un mese i parenti e le parti civili si ritroveranno in aula. "Ci prepariamo cercando di non avere fretta altrimenti ci facciamo solo del male. Dobbiamo avere la pazienza che ci ha contraddistinti finora, la lucidità di andare avanti per chi è parte civile e di fare i passi corretti nell'iter processuale. Non dobbiamo perdere la speranza", conclude Possetti.

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