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L’incontro a Osaka è stato anche l’occasione per mostrare i progetti che sfruttano intelligenza artificiale e realtà virtuale per valorizzare e rendere accessibili i beni culturali
1 minuto e 40 secondi di lettura
di Chiara Orru'

Lo spazio Liguria all'interno del Padiglione d'Italia all'Expo di Osaka si trasforma in un ponte tra Italia e Giappone, celebrando un protagonista che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del Giappone: Edoardo Chiossone. Nato ad Arenzano nel 1833, Chiossone fu molto più di un incisore di talento, è considerato il "padre" delle banconote giapponesi e il fondatore del Museo d'arte orientale di Genova. Il primo museo di arte asiatica ad aver aperto al pubblico in Italia. L’incontro a Osaka è stato anche l’occasione per mostrare i progetti che sfruttano l'intelligenza artificiale e la realtà virtuale per valorizzare e rendere accessibili i beni culturali.

Edoardo Chiossone: l’italiano che disegnò le banconote giapponesi

Chiossone arrivò in Giappone nel 1875, chiamato a dirigere l’Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze. Qui realizzò oltre 500 lastre per francobolli, banconote e titoli di Stato, contribuendo a definire l’identità visiva del nuovo Giappone modernoNon solo incisore, ma anche appassionato collezionista, Chiossone raccolse durante il suo soggiorno in Giappone una straordinaria collezione di circa 15.000 opere d’arte, approfittando delle trasformazioni sociali che portarono molte famiglie aristocratiche a cedere i loro tesori. Questa raccolta, donata alla città di Genova, fu la base per la nascita nel 1905 del Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone, oggi la più importante collezione di arte giapponese in Italia e una delle principali in Europa.

L'intelligenza artificiale al servizio dei beni culturali

Parallelamente sono stati illustrati da Franca Giannini, dirigente di ricerca del CNR di Genova, alcuni esempi in cui le nuove tecnologie sono state applicate al servizio dei beni culturali. Ad Expo è stata portata l’esperienza del progetto nazionale CTE, Casa delle Tecnologie Emergenti di Genova, Opificio Digitale per la Cultura, finanziato dal MIMIT e guidato dal Comune di Genova. Il progetto vuole dimostrare come sia possibile gestire e fruire dei beni culturali in modo innovativo attraverso l’intelligenza artificiale, IoT, Internet of things, la realtà virtuale immersiva e aumentata, a supporto non solo della conoscenza ma di una valorizzazione più inclusiva e ampia.

 

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