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GENOVA - Tra coloro che presentarono un esposto alla Procura di Roma in merito alla cessione delle quote di Benetton e altri azionisti in cambio di oltre 8 miliardi, c'è il senatore di Alternativa c'è Mattia Crucioli, che ha accolto con favore l'apertura dell'inchiesta sull’operazione che ha portato Cassa Depositi e Prestiti, assieme ai fondi Blackstone e Macquarie, all’acquisto delle quote di Autostrade per l’Italia al Gruppo Atlantia. "Siamo in tre i senatori che hanno presentato un esposto, da D'Alfonso a Malan a me che ho condiviso con altri 19 tra deputati e senatori del mio gruppo", ricorda a Primocanale, spiegando di aver presentato un esposto anche alla Corte dei Conti per il danno erariale. Ma dalla Corte dei Conti, nonostante ripetuti presidi in città a Genova e a Roma, non è mai arrivata una risposta e la trattativa per la cessione è andata avanti.

Miliardi dello Stato ai Benetton, ora indaga la Procura di Roma - LA NOTIZIA

Quando la battaglia sembrava ormai ad una battuta d'arresto, le indagini nei confronti di questa trattativa rimettono perlomeno in discussione l'operazione portata avanti sia dal Conte 2 e sia dal Governo Draghi. Ma che cosa è accaduto in sintesi? "Il Governo e i ministeri avevano avviato una proceduta di decadenza all'indomani del crollo del Ponte Morandi nei confronti del concessionario, anche perché c'era già il sospetto che ci fossero delle gravi carenze manutentive per aumentare i dividendi, lucrando sulla pelle dei cittadini, dicendo di voler togliere loro la concessione", ricostruisce a Primocanale Crucioli. 

"Questo procedimento avrebbe portato a far sì che lo Stato avrebbe dovuto rimettere a gara pubblica la concessione o affidarla ad Anas"

Anziché seguire questo iter, però, c'è stato un accordo per evitare di finire per vie legali, a causa anche delle clausole di quella concessione data al gruppo Autostrade per l'Italia. Il risultato è stato il seguente: "vendete le quote a chi diciamo noi, ovvero Cassa Depositi e Prestiti che si associa ai fondi di investimento privati", dietro la 'modica' cifra di quasi 9 miliardi. Ma c'è di più, si è deciso infatti di varare un piano economico finanziario dove 

"I costi del pedaggio autostradale aumenteranno ai danni dei cittadini per retribuire i fondi di investimento, scelti senza gara"

Questa la ricostruzione di quanto accaduto e che è diventato oggetto di questa inchiesta. Le modalità di assegnazione della concessione "di più del 50% delle infrastrutture autostradali, in assenza di procedure di evidenza pubblica", si legge nell'esposto del senatore Crucioli, e "gli indennizzi a carico della finanza pubblica".