Cronaca
Delitto Ale, "non c'è stato accanimento"
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Le bruciature di sigarette sulla cresta iliaca e sull'orecchio, i lividi dovuti ai pizzicotti e il morso su un piede di Alessandro, il bimbo di 8 mesi ucciso la notte del 15 marzo in un residence di Genova Nervi, sarebbero tutti riconducibili ai tentativi di capire se il piccolo fosse vivo o meno. L'assassino, dunque, non si sarebbe accanito sul corpo. E' questa una delle conclusioni a cui è giunto il medico legale Francesco Ventura, nella relazione depositata questa mattina al sostituto procuratore Marco Airoldi. Il medico legale ha confermato il lasso di tempo in cui Ale sarebbe morto: tra mezzanotte e le due. La morte è stata causata dai numerosi colpi in testa, di cui due molto violenti. "Tutte le lesioni - prosegue Ventura - sono state causate durante l'agonia del piccolo. Tutte, tranne la bruciatura sulla cresta iliaca che è una ustione più marcata, una lesione vitale, nel senso che in quel momento il bambino era decisamente vivo". La relazione autoptica era l'ultimo documento che il pm aspettava di ricevere per potere chiudere le indagini a carico di Giovanni Antonio Rasero, 29 anni, e Katerina Mathas, 26, madre di Alessandro, entrambi accusati di concorso in omicidio volontario. Nei prossimi giorni, però, con la chiusura dell'inchiesta potrebbe arrivare anche il cambio dell'ipotesi di reato in capo alla donna, con l'ipotesi di abbandono di minore con morte conseguente o di concorso colposo in omicidio doloso.
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