Politica

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Come aveva anticipato, il presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto ha inviato una lettera aperta a Confindustria in merito alle polemiche sulla nomina del direttore generale dopo le dimissioni dei membri di Finmeccanica per la mancata designazione del candidato Mario Orlando. Nei giorni scorsi, Repetto aveva lanciato attraverso Primocanale un appello agli imprenditori a non litigare. Ecco il testo integrale della lettera:

"Quello che mi spiace nella polemica suscitata in seno a Confindustria dalla nomina del nuovo Direttore generale è assistere a una disputa che ha assunto dei contorni più ideologici che di merito, più personali che istituzionali. Lo dico da uomo politico, prima che da amministratore pubblico, in una fase della nostra storia civile in cui è luogo comune rimproverare alla classe politica di non avere sufficiente riguardo per la società che le chiede di superare gli steccati ideologici e di trovare quella coesione utile per la soluzione dei problemi di tutti. Anche al nostro livello locale, al di là della estremizzazione dei toni e dei motivi del confronto che le campagne elettorali inevitabilmente suscitano, si osserva una importante convergenza delle posizioni istituzionali e politiche su alcuni temi fondamentali dello sviluppo. Per esempio, per restare ai temi economici, sui temi della riforma dei porti, delle infrastrutture stradali e ferroviarie, della cantieristica navale, del ruolo strategico delle industrie e dei servizi ICT, ma anche delle politiche di offerta turistica e culturale, a prescindere dal clima di emergenza prodotto dalla crisi economica internazionale e interna. E comunque, anche rispetto alla crisi e agli strumenti da mettere in campo a favore dei lavoratori e delle imprese, qui in Liguria si avverte una diffusa sensibilità politica e sociale, che accomuna le istituzioni e oltrepassa in una certa misura i confini degli schieramenti dei partiti. Per questo mi sento di farmi interprete di quell’opinione pubblica, che ritengo assai diffusa, che non riesce a comprendere perché in seno al mondo industriale genovese dovrebbero esistere i “partiti” del porto e dell’industria, dell’industria pubblica e di quella privata, del ferro e del mattone, dei servizi e della produzione. Possono sembrare distinzioni e categorie “giornalistiche”, evocate per rendere più viva la cronaca, ma nel leggere le dichiarazioni dei protagonisti viene il sospetto che ci si schieri davvero dietro ad esse, anche con qualche eccessiva concessione alla assennatezza come quando si dichiara in maniera apodittica, per non dire apocalittica, la capacità di un settore di fare occupazione invece di un altro. Appare invece evidente come la nostra economia locale derivi la sua caratteristica principale dall’insieme e dalla forte integrazione di tutte questi elementi. La produzione dei servizi portuali presuppone sistemi tecnologici avanzati, così come lo sviluppo del porto comporta grandi investimenti in opere edili; il ramo industriale del porto intreccia le sue sorti con il ramo commerciale, per fortuna anche in senso anticiclico, mentre il traffico crocieristico muove gli indicatori del turismo. Analogamente, non c’è porto senza domanda di trasporto e quindi retroterra produttivo industriale e commerciale. Il territorio che sostiene il porto è peraltro molto più esteso della nostra piccola regione e perciò ci si attende non solo maggiore coesione a livello locale ma anche con le istituzioni e le rappresentanze economiche delle regioni del Nord-Ovest. Occorre dunque che si torni all’unità nel mondo confindustriale genovese, una condizione irrinunciabile per affrontare la crisi con il più ampio concerto di volontà e di interessi. Ritengo non solo legittimo ma importante che il mondo delle imprese affronti in questa fase, anche in maniera pubblica, una discussione interna su diversi scenari di sviluppo, ma è altrettanto legittimo attendersi che essa produca un contributo effettivo alla discussione generale delle istituzioni e delle forze sociali sulle politiche industriali ed economiche che occorre intraprendere per uscire dalla crisi e rilanciare il nostro territorio".