
Cinema e teatri sono tornati alla massima capienza, come nel 2019; gli stadi sono aperti per il 75% dei posti disponibili (decine di migliaia di persone quindi), le gare in circuito si possono seguire sulle tribune con la stessa percentuale di riempimento, trattandosi di eventi sportivi all’aria aperta. Gli esempi potrebbero andare avanti con concerti, manifestazioni varie, eventi sportivi a grande partecipazione come corse podistiche o ciclistiche amatoriali, fiere, congressi, crociere. Tutto, ma i rally no.
Perché allora rally e slalom, pur disputandosi all’aria aperta e con una presenza di pubblico nettamente inferiore ai grandi eventi devono ancora restare a porte chiuse per il pubblico? Gli spettatori, si sa, ci sono in piccola parte e sarebbe impossibile proibire alle persone di stare a bordo strada, perché non esiste nessun Decreto che attualmente vieti la libera circolazione, quindi chi si trova lungo il percorso prima della chiusura della strada non sta infrangendo nessun regolamento.
L’impressione è che, un po’ per comodità ed un po’ per il classico ed italianissimo eccesso di prudenza, un vizio che proprio non siamo capaci a toglierci, la federazione stia mantenendo un protocollo che è ormai anacronistico, del tutto inadatto alla situazione attuale. Gli organizzatori evitano i problemi (ne hanno già molti a cui pensare) e mantengono il regime di porte chiuse, almeno sulla carta. Tutto bene, fino a che non succede un incidente grave che coinvolge il pubblico come quello del Rally Appennino Reggiano. Un’auto finisce su dei malcapitati spettatori, che in teoria non avrebbero dovuto esserci. Una grana non da poco che attende i responsabili in sede processuale. A Monza, dal 19 al 21 novembre il pubblico ci sarà. Con le stesse regole vigenti per gli altri eventi sportivi. Perché allora, con tutte le dotazioni necessarie, non si può fare lo stesso per le gare minori?
Gli spettatori di una Ronde, di un rally storico o di uno slalom devono avere gli stessi diritti di quelli del Mondiale WRC, perché la passione, specialmente nel motorsport, è universale e non deve avere discriminazioni.
IL COMMENTO
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