cronaca

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Puntualmente come la stagione dei funghi a ottobre, è rispuntato il progetto del tunnel sotto il porto. Così si chiamò quando apparve alla fine del Novecento, mentre ora vedo che viene denominato tunnel “subportuale”. Insomma l’idea poi più volte, a ripetizione, bocciata, accantonata o soltanto dimenticata, di uno scavo sotto il porto genovese entro cui far transitare auto e camion, entrando a San Benigno (dove ci si vaccina contro il Covid) e uscendo alla Foce, magari dentro la meraviglia nascente del Waterfront disegnato da Renzo Piano.

Grazie alla mia età avanzata avrò la grande fortuna di non vederlo, anche se mi sento di tranquillizzare chi ritiene sia un progetto utopistico, di difficile realizzazione soprattutto per ragioni tecniche, di sicurezza e di costi.
Quello che, invece, mi preoccupa é che avanzi anche solo teoricamente un’ipotesi di demolizione della Sopraelevata, come conseguenza di un nuovo “attraversamento” rapido della città. Idea quella dell’attraversamento, sia chiaro, assolutamente giusta. Gronda, bretella, giarrettiera, purché ci sia la possibilità di oltrepassare il centro che, sempre di più, deve diventare dei pedoni e, magari visto il successo della cultura genovese grazie all’arte e alla storia, spazio per chi cammina.

Giù le mani dalla Sopraelevata! Avrebbe urlato nell’aula di Palazzo Tursi l’antica consigliera socialista Adele Faraggiana (come mi raccontano bravi storici della politica locale), assessora all’Assistenza nel 1948, così come gridava con qualche rischio verbale “Giù le mani dal Gazzo!” quando si paventavano ampliamenti minerari sul monte alle spalle della città.
Sì, giù le mani dalla Sopraelevata che per decenni ha salvato Genova dal disastro, garantendo in ogni caso una mobilità che, altrimenti, sarebbe negata dalla struttura cittadina, stretta tra terra e mare, palazzi e manufatti portuali.
Certo, Renzo Piano ha ragione nel sostenere, (anche in antitesi all’idea di Giancarlo De Carlo) come ha fatto spesso negli anni passati, che avrebbe voluto la scomparsa della strada d’acciaio, in quanto “è una barriera visiva che umilia la splendida palazzata a mare di via Gramsci”.

Ma oggi senza Sopraelevata non vivremmo più. Basta ricordare che cosa accade quando sulla strada a mare qualcosa s’intoppa: un tamponamento, una foratura. Si blocca il traffico di tutta la città. Infatti perché una manifestazione di protesta funzioni basta bloccare la Sopraelevata e lo scopo di paralizzare Genova è assicurato in pochi minuti.

In quanto al tunnel ricordo una curiosa iniziativa nel maggio del 1998 dell’Associazione Repubblica di Genova che propose un progetto secondo gli autori fattibile in cinque anni (!) di un doppio tunnel sotterraneo da Nervi a Voltri, cioè circa 30 chilometri di lunghezza, con ventimila parcheggi di interscambio, al costo di 3280 miliardi di allora, quasi 1700 milioni di euro, ideato da una società specializzata in costruzioni sotterranee la quale garantiva costi e tempi bloccati e addirittura la possibilità di realizzare l’opera in autofinanziamento.

Vabbé… giù le mani dalla Sopraelevata. E poi vi ricordate dell’architetto che una trentina di anni fa aveva registrato le note armoniose del vento di mare tra le colonne di acciaio della strada veloce, trasferendo tutto sul pentagramma? Vorremmo cancellare anche le sinfonie?