salute e medicina

Centralizzare significherebbe anche perdere il rapporto personale con il paziente
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 I medici di famiglia liguri hanno inviato una lettera aperta all'assessore alla Sanità Giovanni Toti per esprimere la loro posizione sulla riforma delle cure territoriali, che prevede la nascita delle cosiddette "Case di comunità" e preoccupa per le sorti degli ambulatori medici sul territorio, così come è stata ipotizzata da un documento della Conferenza Stato Regioni.

La lettera, firmata da Andrea Stimamiglio, segretario ligure della FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale), inizia così: "Caro presidente, sappiamo bene che molto c'è da fare per migliorare il lavoro della Medicina Generale. Le risorse fornite dal Pnrr costituiscono un'occasione irripetibile: noi siamo pronti a sederci intorno a un tavolo per parlarne".

Per i rappresentanti dei medici di famiglia il periodo covid poteva essere gestito diversamente e il riferimento è ai 200 morti tra i sanitari:
"Se le Regioni si fossero dotate di un adeguato numero di presidi e di una idonea organizzazione come da prescrizioni del Piano Pandemico, la storia dell'emergenza Covid 19 si sarebbe scritta in maniera diversa", si legge nella missiva.

Nell'ipotesi della Conferenza Stato Regioni si parla di servizi medici centralizzati nelle cosiddette Case di Comunità. Circa 30 sono quelle previste in Liguria ovvero una per ogni 50mila pazienti liguri. Ma su questo punto Stimamiglio è preoccupato: "Le peculiarità del territorio ligure costringerebbero anziani (e meno anziani) a fare parecchi chilometri per essere visitati dal loro medico di famiglia".

La richiesta della federazione dei medici è dunque quella di avere case di comunità che non sostituiscano i servizi e gli studi dei medici di famiglia ma che vadano a integrare la loro presenza. Tra i rischi elencati nella lettera aperta dei medici di base vi è quello di perdere la personalizzazione del rapporto medico-paziente, tassello fondamentale della qualità della cura.