cronaca

Viaggio nel ghetto della Valpolcevera: fra la speranza dopo le Dighe e il degrado di via Cechov
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L'unico abitante che afferma di vivere bene a Begato è un giovane che poi scopriamo essere uno dei tanti inquilini abusivi. Un altro, un assegnatario, invece annuncia che vuole il porto d'armi: "Ho paura e mi voglio difendere".

Il viaggio a metà mattinata nel ghetto della Valpolcevera è un buco nero in cui c'è di tutto: da una parte la pinza della gigantesca gru da record che sta continuando a mangiare le due Dighe della vergogna, da decenni alveari del disagio che la Regione e il Comune stanno cercando di risanare; dall'altra il mondo a parte di via Cechov, intatto, neanche a cento metri di distanza dal grande cantiere e da sempre sprofondato in un degrado senza fine.


Lì quasi metà degli appartamenti è occupata da abusivi: tapparelle abbassate, porte sfondate e spalancate, gli irregolari sono stranieri, qualche italiano, quasi sempre giovani, sbandati, spacciatori, persone assistite dai servizi sociali.

Molte porte sono sigillate con grosse catene, usate dagli irregolari
ma anche come antifurto dagli inquilini assegnatari che quando si allontanano anche solo per fare la spesa hanno paura che l'alloggio possa essere occupato. E' già successo.

Nelle strade cumuli di spazzatura ovunque,
nelle aiuole, fra le panchine, discariche abusive con mobili, elettrodomestici, pezzi di motorini rubati, sacchetti della spazzatura.

Un inquilino indignato e coraggioso, lo stesso che vuole prendersi una pistola, ci guida nelle viscere e gli appartamenti occupati da abusivi del civico 1 di via Cechov. In cambio chiede solo di non essere inquadrato in viso.

Aldilà degli abusivi l'incuria è totale: balaustre instabili e arrugginite, scale sprofondate, soffitti e pareti inclinate che viena paura a passare. Ci si passa, ma con il cuore in gola. L'inquilino ci indica un avvallamento in un passaggio condominiale: "Se qualcuno ci mette lì sprofonda e si va di sotto" avverte.
Una trappola dove chiunque potrebbe cadere, tanto che è proprio il cronista a sbarrare l'ingresso al passaggio con una delle tante tavole di una discarica.

Il viaggio nel degrado in diretta di Primocanale colpisce i telespettatori davanti alla tv, tanti i messaggi che arrivano, un giovanissimo pensionato, "io facevo il becchino, ero molto malato, non lavoro da quando avevo 35 anni" che telefona in redazione e chiede di raggiungere i civici 21 e 26. Teleguidati ubbidiamo e il pensionato ci viene incontro indignato davanti ai palazzi, ci mostra il portone scassato e un citofono dato alle fiamme: "E' stato un malato psichiatrico, qui ce ne sono tanti". Forse troppi, aggiungiamo noi, e assegnati in un quartiere che per decenni è stato usato come una discarica sociale.

La nostra guida nel degrado di via Cechov alla fine del viaggio tira un sospiro di sollievo, "vivo qui da sempre", e alla domanda in quale quartiere vorrebbe scappare e vivere allarga un sorriso e aggiunge come a concludere il sospiro: "A Castelletto, perchè non Nervi? Non mi piace il mare, preferisco Castelletto, è tranquilla...".