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La Mostra al via con 'Madres paralelas'
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Un melodramma sui sentimenti, sul dolore e su uno degli aspetti più significativi della dimensione femminile: la maternità. ‘Madres paralelas’ è tutto questo ed altro ancora dal momento che Almodovar aggiunge l’importanza della memoria e della famiglia, riunendo in un filo unico antenati e discendenti.

Al centro c’è il rapporto fra due donne in procinto di partorire che si incontrano un una stanza d’ospedale, entrambe single ed entrambe al termine di una gravidanza inattesa ma mentre Janis (Penelope Cruz) è felice ed emozionata Ana (Milena Smit) è un’adolescente spaventata e traumatizzata da ciò che l’aspetta, pochissimo aiutata dalla madre Teresa. Senza voler spoilerare troppo, il rapporto che si instaura creerà un vincolo molto forte tra le due al quale il destino, nel fare il suo corso, aggiungerà snodi per la verità abbastanza prevedibili. Ma a questa vicenda centrale se ne aggiunge un’altra perché il film inizia con Janis che cerca un modo per far riesumare i cadaveri di alcuni avversari del regime franchista, tra cui il bisnonno, assassinati durante la guerra civile spagnola terminando tre anni dopo con la scoperta dei loro resti.

Almodovar con una bulimia narrativa francamente eccessiva mischia insomma la verità sul passato e le verità più intime delle protagoniste e non c’è dubbio che la parte meglio riuscita sia quest’ultima incentrata sull’identità e la passione materna analizzata attraverso tre madri molto diverse tra loro ma tutte imperfette, lontanissime da tante altre madri che abbiamo visto nella filmografia del regista spagnolo. E ad emergere di più è certamente la figura di Janis costretta a subire la contraddizione in cui si dibatte tra la vicenda storica che riguarda il bisnonno e un’intima falsità legata alla figlia che ha partorito. Il suo personaggio, grazie anche all’interpretazione di Penelope Cruz, è la cosa migliore di ‘Madres paralelas’: generoso e meschino al tempo stesso, diviso tra il senso di colpa e la vergogna per una bugia dentro la quale è costretta a vivere.