"Vorrei ricordarmi di questo racconto, del racconto di un bimbo che, sul ponte Morandi, ci è nato. Quella volta sul ponte. La storia di Daniele Schiappacasse. Leggetelo senza piangere, se ce la fate" con un post su Facebook Luca Bizzarri nel terzo anniversario della tragedia di ponte Morandi ha ricordato la storia di speranza letta sul palco di piazza De Ferrari il 14 settembre 2018, un mese dopo il crollo della pila 9 che spezzò in un attimo 43 vite. Un modo per ricordare le vittime ma anche per restituire una speranza. Il piccolo Erik sta per compiere 4 anni. E sì perchè il tutto accade il 18 agosto 2017 proprio sul ponte Morandi, praticamente un anno prima della tragedia.
IL TESTO DEL RACCONTO:
Anna, come lo chiamerete?”
“Erik, per la sua forza nel resistere a tutto.”
“Erik è un bambino forte e sano, ma è più piccolo di suo fratello. Visto il pre- cedente parto, mi raccomando, correte in ospedale appena ti si rompono le acque.”
Così in quell’agosto 2017 la preoccupazione del traffico era acuita dal monito di correre in ospedale.
“Ehi... svegliati”
“Eh? Che ore sono? Stai male?” Non mi ero accorto che si fosse alzata. “Sono le 4, mi si sono rotte le acque. Faccio una doccia e andiamo. Preparati e stai attento a non svegliare Ilario.”
Ovviamente Ilario si svegliò, Anna cercava di farlo dormire, le iniziarono le contrazioni. Mancava un quarto alle cinque quando Anna si sedette sul sedile posteriore della macchina, con sé teneva un vecchio accappatoio della na- zionale di calcio.
Entrammo in autostrada tre minuti dopo, senza fretta; presi i curvoni sopra Vesima tentando di mantenere la velocità senza dare scossoni troppo forti. Superata l’uscita di Voltri, che da lì a poco, dopo una lunga lotta popolare, sarebbe stata chiamata Prà, improvvisamente Anna iniziò ad avere delle contrazioni fortissime e ad urlare.
“Mi viene da spingere” mi urlò.
“E tu cerca di non farlo...” risposi.
Lei mi urlò qualcosa di incomprensibile, un misto di un insulto, un’impreca- zione, una lamentela e una tragica constatazione della situazione. Tutto in una parola.
La macchina caracollava tra una corsia e l’altra nel tentativo di fare meno tratto in curva possibile. Anna era sdraiata e scivolava sul divanetto sbat- tendo la testa sul seggiolino.
“Fermati... fermati... spingo... ”
“E dove? Dove, che in ‘sta cazzo di autostrada non c’è la corsia di emer- genza!”
“Fermati e basta...”
“Brava, così un camion ci travolge... e poi siamo quasi arrivati, facciamo il ponte e ci siamo”
Finii di pronunciare queste parole mentre entravamo nella galleria sotto Co- ronata.
C’era di mezzo il ponte, sì, ma alle 4.59 del mattino poteva esserci traffico? Poteva essere il momento in cui quella sottile striscia di cemento non era invasa da camion?
Potevo staccare il tempo migliore del casello, entrare negli annali dell’auto- mobilismo mondiale e portarli al traguardo di Villa Scassi.
Un battito di ciglia dopo eravamo fuori della galleria, i cartelli indicavano di passare tutti sulla corsia di sorpasso.
“I lavori... ci mancavano i lavori... cazzo hanno da lavorare alle 5 del mattino...” “Fermati... fermati...”
“Dai ci siamo... tieni duro...”
“Fermati... sento la testa...”
Quando era nato Ilario, l’ostetrica aveva detto soddisfatta “Sento la testa”, e in quella situazione mi era sembrata un’ottima notizia. In quel momento non mi sembrò affatto una buona notizia.
Un furgone si inserì davanti a me. Iniziai a sfanalare e suonare il clacson. “Stronzo levati dalle palle...”
SPLASH
Era un rumore strano come quando scoppia un gavettone. Proveniva dal sedile dietro.
“E’ nato... è nato...”, urlò Anna.
“Cazzo.. cazzo... cazzo...”
“E’ blu... non respira...”
“... cazzo... cazzo... cazzo...”
Nei corsi preparto vengono dette tante cose perlopiù utili ma si evita di de- scrivere il bambino subito dopo il parto. Forse perché non è un bel vedere.
In quel momento mi sentivo esperto e volevo rassicurarla e, così, rassicu- rarmi.
“E’ normale... è cianotico... ora piange e respira” dissi con la calma di uno che ha visto migliaia di parti, bluffavo tremendamente.
Presi le curve prima di Genova Ovest ad una velocità smodata, lavorando sul volante per controllare il sottosterzo.
“Aaaahh è scivolato... è sul sedile...”, mi urlò Anna.
Inchiodai subito dopo la barriera, scesi e mentre toccavo la maniglia poste- riore sentii tossire e piangere. Stava bene.
Ed è così che l’atto di nascita recita :
“Nato il 18 agosto 2017 alle ore 5:00 al chilometro 0 e 500 dell’autostrada A10 (Ponte Morandi) direzione Genova”.
cronaca
La storia di Erik, nato al km 0,500 della A10 sul Ponte Morandi
Luca Bizzarri nel terzo anniversario della tragedia ha ricordato il racconto di speranza
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