cronaca

Da Osservatorio Inps: perso mezzo milione di giorni lavorativi
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Lo tsunami Covid ha spazzato via mezzo milione di giornate retribuite, un 2020 che ha tolto speranze e forza ad un settore come quello dello spettacolo che pure in Liguria ha pagato un prezzo altissimo. 


"Dai dati dell'INPS risulta che c'è una flessione del 21% su tutto il comparto - spiega a Primocanale Matteo Alfonso portavoce emergenza spettacolo Liguria -  vuol dire che in Italia abbiamo perso 70 mila unità di lavoratori che è una cifra enorme e anche le giornate retribuite sono diminuite di quasi il 9%, e i compensi quindi le paghe sono diminuite del quasi il 2%".


Sono i numeri dell’INPS che certificano la tempesta che ha sconvolto l’intero comparto che nella nostra regione portava occupazione e un futuro a migliaia di persone a cui aggiungere l’indotto. Il bilancio sintetizzato in alcune cifre racconta di un mondo che prova a rialzare la testa ma sarà un cammino lungo e difficile.


Una diminuzione che si fa più drammatica per il mondo femminile già più in sofferenza rispetto a quello maschile per la crisi causata dal Covid e che nel 2021 continua a essere pagato meno
: "La paga media di un lavoratore dello spettacolo in Italia maschio è di 11.418 euro, mentre la paga media annuale di una lavoratrice donna è di 9.226 euro quindi 2000 euro in meno" sottolinea Alfonso.


Nel 2019 il numero di lavoratori dello spettacolo con almeno una giornata retribuita nell’anno è risultato pari a 9.058, mentre le giornate retribuite nell’anno sono state 1.056.567. Il confronto che emerge col 2020 secondo i dati dell’Osservatorio dell’Inps chiarisce in modo evidente con l’emergenza Covid abbia picchiato durissimo. Infatti i lavoratori con almeno una giornata relativa sono stati 6497 mentre è drammatico il calo registrato per quanto riguarda le giornate pagate: sono state 633.795.


Il nostro settore è in affanno in Liguria così come tutte le altre regioni e purtroppo in questo anno moltissime persone hanno dovuto cambiare lavoro, smettere di fare questo lavoro - racconta  con amarezza Alfonso -  anche chi è riuscito a lavorare ha lavorato meno e con paghe inferiori".

La speranza è nel futuro anche se non è facile. "Le più importanti associazioni parlano di una vera ripresa del settore solo nel 2023 - conclude - alcune teatri sembrano più coraggiosi e quindi pensano al futuro e a programmare per l'autunno, altre strutture purtroppo se non arriveranno degli incentivi sostanziali da parte del governo non riusciranno a programmare e addirittura dovranno chiudere, in città come Milano e Roma abbiamo già visto chiudere in quest'anno sale da 500-600 posti e diventare ristoranti e supermercati, speriamo non accada da noi".