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Il presidente della Regione affronta due questioni aperte dai leghisti Rixi e Mai
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 Botta e risposta fra Giovanni Toti ed Edoardo Rixi, azionisti forti della maggioranza regionale. "Chi evita di dibattere e si nasconde dietro le tensioni - sostiene il presidente della Regione e fondatore di "Coraggio Italia" - evidentemente ha un problema con il confronto con gli alleati, cosa che noi non abbiamo mai avuto. Chi alimenta tensioni non capisce lo spirito di un centrodestra che vuole crescere e non dividersi". Questa la posizione di Toti sulle polemiche conseguenti alla nascita del nuovo partito e sui relativi timori sugli equilibri politici regionali espressi da Edoardo Rixi, commissario della Lega per la Liguria e responsabile nazionale trasporti e infrastrutture.

"In Liguria - puntualizza Toti - quello che sarà Coraggio Italia e che oggi sono Cambiamo e la lista Toti, è il primo partito della regione con il 24% e il primo partito a Genova con il 27%. Mi pare che abbia dimostrato di essere un catalizzatore di consenso importante, altri lo sono stati meno e non per questo non hanno avuto tutta l'attenzione della coalizione".
Secondo Toti, non si possono "alimentare tensioni più di tanto. Io continuo a lavorare per unire soprattutto gli elettori di centrodestra e dargli un'offerta su cui possano scegliere: credo che ridurre l'offerta del centrodestra possa in qualche modo far bene al centrodestra stesso".

Toti ha affrontato anche un'altra questione aperta dalla Lega: il caso Bizzarri, ovvero la presa di posizione del capogruppo leghista in Regione Stefano Mai su alcune dichiarazioni del presidente della Fondazione Ducale sulla cosiddetta "questione Maneskin" e sul proibizionismo sulle droghe. "Il dibattito è assolutamente legittimo. Spesso non sono d'accordo con le posizioni espresse da Luca Bizzarri, e non solo sulle droghe, ma questo non vuol dire che non abbia diritto ad esprimerle". Mai aveva annunciato un'iniziativa in consiglio regionale, per chiedere al governatore di valutare la compatibilità delle sue posizioni con il ruolo istituzionale ricoperto. "Direi che il presidente di una fondazione culturale che non animasse il dibattito sarebbe qualche cosa in meno e non in più - aggiunge Toti- credo che si debbano difendere soprattutto le idee con cui non si è d'accordo e non quelle con cui si è d'accordo, che risulta piuttosto facile".