economia

9,3 miliardi per restituire al Paese un’infrastruttura distrutta
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 Oggi alle 14 è convocata l'assemblea di Atlantia e potrebbe essere la giornata decisiva per la fine delle trattative per il passaggio del controllo di Autostrade per l'Italia a Cassa Depositi Prestiti. Il dossier arriva alle sue battute finali e Autostrade oggi decide se accettare il regalo dello Stato, 10 mesi dopo l'accordo raggiunto con il governo per il riassetto della concessionaria dopo le responsabilità per il crollo del Morandi dell'agosto del 2018 e la disastrosa gestione emersa dalle indagini, oltre alle condizioni della rete autostradale e le ripercussioni su economia, trasporti, vita dei cittadini italiani e liguri in particolare.

Gli azionisti di Atlantia, che detengono l'88 per cento di Aspi, decideranno dunque se cedere la quota di controllo al consorzio formato da Cdp e dai due fondi Blackstone e Macquariue. I soci della holding dovranno votare se accettare l'offerta da 9,3 miliardi di euro del consorzio e dare semaforo verde alla vendita. La decisione verrà presa con un voto a maggioranza semplice (sarà sufficiente il 50 per cento più uno dei presenti). Se questo avverrà questa sera si terrà il consiglio di amministrazione della holding per fissare a sua volta un nuovo consiglio - la data presunta è il 10 giugno - che formalizzerà l'accordo. Entro il primo trimestre del 2022 comunque l'operazione dovrebbe essere definitivamente chiusa.

L'offerta del consorzio guidato da Cdp fissa a 9,1 miliardi il valore del 100% di Aspi e riconosce una ticking fee (la percentuale corrisposta per compensare i flussi di cassa tra la firma di un accordo e il closing) del 2% annuo sul prezzo dal primo gennaio 2021 alla data del closing dell'operazione. Percentuale che, secondo Atlantia, farebbe salire la valorizzazione a "circa 9,3 miliardi". E se si sommano anche le componenti aggiuntive del prezzo, ci si avvicinerebbe ai 9,5 miliardi della soglia minima della forchetta di prezzo indicata dagli advisor indipendenti ad Atlantia.