politica

Niente prova scritta, si parte da Genova: in corsa esercito di tirocinanti
2 minuti e 27 secondi di lettura
Da questo 26 maggio riprendono gli esami per l’abilitazione alla professione di avvocato. E il capoluogo ligure è riferimento: saranno subito i candidati della Corte d’Appello di Genova ad essere esaminati dalle sottocommissioni di Reggio Calabria. Il 28 maggio invece tocca ai candidati di Lecce, esaminati da Genova.


“Abbiamo fatto un accordo con la Corte d’Appello per cui le prove vengono fatte presso la nostra sede del centro cultura che si trova nei pressi del tribunale. Abbiamo allestito due sale per le commissioni con tutti i mezzi telematici” ha detto Luigi Cocchi, presidente dell’ordine degli avvocati di Genova.


Oltre 22mila i candidati in tutta Italia per un esame diviso in due orali, organizzato con una lunga fase preparatoria, legata alla necessità di rispettare le normative Covid.


Questo esame – spiega Cocchi - è in forma sperimentale che non è assolutamente vicino alle forme usuali a regime perché si tratta di sole prove orali. Sono due serie di prove strutturate con commissioni che pongono quesiti ai candidati che devono risolverle”.


Per Cocchi questa può essere solo una “Soluzione ponte”: “Mio papà faceva l’avvocato, ha fatto l’esame di Stato in tempo di guerra, anche allora venne fatto in forma semplificata nel ’42-43’. Oggi abbiamo una pandemia, ma anche mezzi di comunicazione diversi. Lo facciamo per non bloccare una serie di tirocinanti che per due anni non avrebbero potuto fare l’esame. Ora alla Camera pendono due disegni di legge per la riforma del tirocinio di avvocato, per cui la commissione si è intrattenuta e gli ordini, ed io personalmente, abbiamo fatto interventi per rappresentare le posizioni dell’avvocatura su questi disegni di legge”.


E la posizione degli avvocati su questo è netta: “Dobbiamo tenere conto che l’esame di avvocato significa abilitare un laureato in giurisprudenza a fare una professione che è delicata e piena di responsabilità. Quando un cliente va da un avvocato deve avere una risposta da una persona capace di risolvere i suoi problemi. Questo è l’accertamento che dobbiamo fare, tutto questo nelle forme più idonee che abbiamo indicato”.


Riconfermare questa forma perimentale in versione solo orale per Cocchi sarebbe un errore: “Questo esame fatto in tempi di pandemia in forma semplificata, se dovesse essere una forma di esame a regime, la riterremmo assolutamente insufficiente, soprattutto in considerazione di un fatto: i numeri degli avvocati in Italia, che saranno circa 250.000, chiedono che per il futuro gli avvocati siano qualificati per fare questa professione”.


Il Presidente dell’ordine ricorda che in Francia gli avvocati sono circa 40.000 con la stessa popolazione e, più o meno, la stessa impostazione degli organi di giustizia e ricorda un dato proprio legato alla pandemia: “Basta pensare che 140.000 avvocati hanno avuto i requisiti per chiedere gli aiuti del decreto sostegni”.