cronaca

La commozione davanti allo spazio vuoto di Molo Giano nel ricordo del rimorchiatore morto nel crollo della torre
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Il viaggio di Primocanale a bordo dei rimorchiatori di Genova parte dalla vecchia sala operativa di Ponte Parodi, ora un cantiere a cielo aperto, dove era nata la loro sala operativa e dove è tornata dopo il tragico crollo di Molo Giano.

Sono le nove del mattino, il mare è calmo, piatto, e a bordo del potente e sofisticato Columbia, come un grosso giocattolo rosso silenzioso, e quasi non ci si accorge di essere in navigazione. E' un navigare morbido, dolce.

Il cielo è grigio con chiazze di azzurro, non fa freddo, ma neppure caldo, il vento debole, qui e là si vede qualche canottiere che rema solitario, come un puntino nel mare, che sfila lungo la diga foranea. Per i rimorchiatori e tutti i piloti delle navi un pensiero in più.

Oggi nella fascia oraria fra le otto e le dieci nessuna nave chiede l'intervento dei rimorchiatori: capita, ma anche un sintomo di un malessere che conferma che la ripresa non in discesa. "Le navi se è possibile non utilizzano i rimorchiatori, ogni accosto costa almeno 500 euro" spiega Silvio Bignone, comandante dei rimorchiatori, praese doc, come tradisce il suo cognome, in questo viaggio il nostro Caronte che ci guida.

L'emozione più forte davanti a Molo Giano, ora un buco vuoto, il luogo del crollo della Torre, e il pensiero dei rimorchiatori va subito al quel 7 maggio 2013, dove persero la vita nove lavoratori fra cui il rimorchiatore Sergio Basso, che da lassù stava coordinando il lavoro dei colleghi in mare.

Dietro la grande statua della madonna bianca che ricorda le vittime del crollo si staglia la vecchia torre, meno imponente e sofisticata di quella crollata, ma a vederla così sicura, lontana com'è dal mare e dalle chiglie delle navi.

L'equipaggio del Columbia oggi è composto dal comandante Francesco Solari, di Camogli, che faceva il pescatore e ormai da 11 anni ha realizzato il suo sogno di fare il comandante; il direttore di macchina Andrea Coppa, di Procida, che prima navigava a bordo delle navi Gnv e ha scelto i rimorchiatori per rimanere a casa, che adesso è a Genova.
L'ultimo marittimo è il marinaio, Andrea Baiocco, di Santa Margherita, che da ragazzino ha lavorato a bordo degli yacht e poi è ha scelto i rimorchiatori, la sua prima esperienza in Brasile dove è stato per anni.

Nel Columbus c'è tutto, come una casa, letti a castello per riposare, la cucina con la tv.

Il viaggio lento fra i pontili del porto di Genova prosegue fra i vari terminal, raccontati da Bignone, poi si passa davanti alle grandi gru azzurre del Sech, si sfila davanti al traghetti, quindi rieccoci al ponte Parodi, la casa, ancora per poco però, dei rimorchiatori di Genova. "Per il Covid abbiamo perso un quarto del nostro lavoro - ricorda il comandante Bignone - in linea con il crollo dei traffici del porto, è stata dura resistere e fare lavorare il personale nelle barche in spazi stretti come i rimorchiatori con l'incubo del virus, adesso però il peggio sembra alle spalle e ci stiamo riprendendo".