
In questi giorni di attesa dell’ “Extra omnes” con l’ immediata chiusura a chiave delle porte della Cappella Sistina, in questi giorni in cui si consumano le previsioni sul futuro Papa, giurando di non voler fare nessuna previsione, in questi giorni in cui per l’ennesima volta si applica alle vicende della Chiesa il vocabolario della politica, sistemando i cardinali eleggibili dentro le coalizioni della politica italiana o addirittura dentro i partiti, mi sono riletto un po’ di storia dei conclavi in cui era presente il cardinale di Genova, Giuseppe Siri. Lettura illuminante in un momento storico in cui nella Cappella Sistina non ci saranno porporati liguri.
L’ho fatto, soprattutto ricordano gli incontri con un grandissimo vaticanista (lui preferiva definirsi “vaticanologo”), Benny Lai che mi aveva raccontato molte cose quando lo intervistai per il “Decimonono” nel 1993, l’anno in cui uscì il suo memorabile “Il Papa non eletto” dedicato tutto alla figura del cardinale genovese con cui Lai aveva un rapporto strettissimo.
La storia di Siri in Conclave (ne frequentò quattro, 1958, 1963 e i due del 1978) è molto significativa.
Ebbe a dire a Lai il porporato genovese: “Quante fantasie sono state dette e scritte su quel Conclave dove io sono entrato spiegando che non avrei mai accettato una elezione. Ero troppo giovane.” Siamo nel 1958 e Siri aveva 52 anni.
E continuava: “I cosiddetti progressisti come don Primo Mazzolari volevano un papa silenzioso, come scrisse “senza incanto di corpo e senza fascino di cultura, un profeta che sappia appena balbettare a,a,a…” Ha capito? Io potevo essere un papa silenzioso e balbettante? I cardinali francesi volevano Roncalli ex nunzio a Parigi, ma soprattutto chiedevano al nuovo papa una riconsiderazione sulla questione dei preti operai e la nunziatura di Roncalli aveva fatto discretamente il gioco dei vescovi di Francia, anche d’accordo con il sostituto Montini, per rimandare per quanto era possibile la pressione romana per una condanna. Lo ammise anche il decano Tisserant che il patriarca di Venezia li aveva tranquillizzati che avrebbe risolto la situazione.”.
Siri spiegava che i preti operai “si mettevano la tuta e non facevano i preti. Tutto qui. Lo sa che nel 1955 cinque sacerdoti francesi, già preti operai, furono mandati da noi a Genova dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale Maurice Feltin, per studiare le forme di apostolato dei nostri cappellani? Il guaio è che i preti operai francesi hanno voluto fare politica e questo non è da preti.”.
Ricordiamo che Siri aveva collaborato con il cardinale Boetto nel 1943 alla creazione dei “cappellani del lavoro” che andavano nelle fabbriche, ma facendo sempre il loro mestiere.
E nel successivo conclave, quello del 1963 che eleggerà proprio Montini si era riaccesa la solita rivalità fra conservatori e progressisti. Solo che mentre i progressisti avevano deciso di puntare tutto sull’arcivescovo di Milano, i conservatori arrivarono nella cappella Sistina abbastanza divisi. Chi avrebbe voluto il cardinale Ildebrando Antonutti, legato a Ottaviani, chi ancora Siri.
Nel conclave del 1978, il secondo quello che elesse Wojtyla, gli fecero un bello scherzo. Si racconta che la sua candidatura a succedere a Albino Luciani si bruciò proprio per due battute scambiate con un giornalista della “Gazzetta del Popolo” che gli aveva promesso che non sarebbe stato pubblicato niente prima della chiusura delle porte della Cappella Sistina. Invece l’intervista uscì, tutti lessero e l’eventuale elezione non ci fu.
Siri aveva parlato di epurazioni, controlli su enti e università cattoliche, rifondazione del partito cattolico, molte restaurazioni, svuotamento progressivo della collegialità.
Ma particolarmente divertente nella sua sincera irriverenza, considerando la situazione politica del 1978, quando fu eletto Giovanni Paolo II, un corsivo molto esplicito sull’”Unità”, l’organo del Pci, di Fortebraccio, alias Mario Melloni, che visse anche a Genova e debuttò sul “Corriere Mercantile” negli anni Trenta. Il 1978 è l’anno dell’omicidio di Aldo Moro presidente della Democrazia cristiana, della legge sull’aborto, delle dimissioni del presidente Giovanni Leone sostituito da Sandro Pertini e dell’arresto dei capi brigatisi Lauro Azzolini e Nadia Mantovani dopo un’irruzione dei carabinieri del generale Dalla Chiesa nel covo milanese di via Monte Nevoso. Insomma, un anno mica da ridere…
Scrisse Fortebraccio poche righe sula prima pagina dell’organo comunista.
“Speriamo personalmente, che non sia mendace l'antico detto secondo il quale chi entra in Conclave papa ne riesce cardinale, perché molti giornali domenica e ieri indicavano come primo (almeno finora) tra i papabili l'arcivescovo di Genova, Siri e aggiungevano che nel recente Conclave egli era stato il solo (se ci è permessa l'espressione) concorrente serio del cardinale Luciani, sul cui nome i tradizionalisti avevano poi riversato i loro voti, in un primo momento dati a Siri…
Ma ora rispunta il cardinale Siri. Egli è noto anche fuori della sua Diocesi, soprattutto se non esclusivamente per due circostanze: per essere sempre apparso, in cronache, resoconti e foto, insieme con gli esponenti maggiori del potere e della
ricchezza (non lo abbiamo mai visto, se ricordiamo bene, ritratto in un gruppo di metalmeccanici. di portuali, di edili), e per avere teorizzato questa sua irresistibile propensione verso lor signori affermando pubblicamente una volta davanti ai cavalieri del Santo Sepolcro (tutta gente che va anche al Santo Sepolcro munita del portafoglio, sicura che glielo debbono lasciar portare anche al di là, insieme con un Rosario) che «homo sine pecunia, imago mortis». Vale a dire, tradotto alla buona, che un uomo senza soldi è un uomo morto. Che ne dite
di questa delicata sentenza, espressa da un sacerdote formatosi sul Vangelo? E l'altro ieri l'arcivescovo di Genova non ha finito di sorprenderci quando ha affermato (come hanno riferito testualmente molti giornali) che questa volta converrà che il Conclave sia un po' più lungo perché «è meglio che ci sia un po' più di tempo per riflettere».
Dobbiamo dunque pensare che la volta testé decorsa non si sia riflettuto abbastanza? Dobbiamo forse figurarci ben 111 porporati, distratti, irriflessivi, spensierati? E lo Spinto Santo, il quale ha nell'occasione dei conclavi il suo maggiore impegno,
aveva la testa nelle nuvole anche Lui? E l’elezione del cardinale Luciani, che cosa è stata dunque. secondo Siri, la conseguenza di una imperdonabile sventatezza? No, no. Non diremo nei prossimi giorni (forti anche del fatto che a nessuno verrà in mente di prestarci ascolto) chi sono i papabili che personalmente preferiamo. Ma vogliamo fare subito i nomi di quelli che non vorremmo fossero eletti: il cardinale Siri, appunto, e il cardinale Benelli, che è il Fanfani del Vaticano.”
Chiaro no? Peccato che Fortebraccio si sia dimenticato dei rapporti tra Siri e gli operai genovesi e soprattutto non abbia potuto vedere i portuali che, nel pieno della grande crisi (è del 1983 la clamorosa foto sulla prima del “Secolo XIX” del porto di Genova senza una nave!) lo cercheranno come mediatore nella dura disputa con presidente del Consorzio, Roberto D’Alessandro.
Per dire che le parole della Chiesa e dei suoi uomini più illustri non hanno niente a che fare con le categoria della politica spicciola.
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IL COMMENTO
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