porti e logistica

La compagnia vola su Genova con il contagocce e contribuisce all'isolamento della Liguria
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Come faccia a volare Alitalia è quasi un mistero della fisica: pesanti come sono, tra debiti, esuberi e scandali, gli aeromobili tricolori dovrebbero restare inchiodati sui loro carrelli. Se, di tanto in tanto, sono in grado di spiccare il volo, è solo per la generosità del popolo italiano che, a più riprese, ha iniettato miliardi nelle casse della ex compagnia di bandiera.

Pur di non dichiarare un’inevitabile bancarotta, i Governi hanno fatto di tutto. Il primo fu Berlusconi: pronunciò un No sciovinista ad Airfrance e, per giocarsi l’italianità in campagna elettorale, affidò Alitalia ai ‘capitani Coraggiosi’, Colaninno, Benetton, Riva, Ligresti, Marcegaglia e Caltagirone, con la regia della banca Intesa di Corrado Passera. La creme dell’imprenditoria italiana, qualsiasi cosa voglia dire.
Finì nel disastro, com’era inevitabile, e passata la costosa sbornia nazionalista lo Stato (Governo Letta) scelse Etihad come partner industriale. Neanche il tempo di rendere meno succinte le divise delle hostess, il rapporto con la compagnia araba si incrina e costa al paese 900 milioni (quelli del celebre 'prestito ponte').

Nel 2020, con la compagnia morente, il governo Conte rinazionalizza Alitalia e la avvia verso una nuova giravolta: stavolta cambia persino il nome, diventa Ita e già promette di costarci altri 3 miliardi sull’unghia. In questi continui cambiamenti Alitalia fa anche di peggio: lascia debiti. 3,3 milioni è quello che l’aeroporto ha iscritto al passivo di bilancio nelle due volte che Alitalia è prima saltata e poi riaggiustata con denaro pubblico.

In questo pozzo senza fondo nessuno sembra intenzionato a ricordare ad Alitalia la sua funzione di servizio pubblico. L’azienda si comporta come fosse una Ryanair qualsiasi: se non gli conviene, non vola. Questo ha generato il lockdown dell’aria in salsa genovese, con collegamenti sporadici e costosissimi. Tariffe folli favorite, per altro, dall’assenza di concorrenti che quando hanno provato a inserirsi sul Genova-Roma hanno subito la slealtà di Alitalia, che abbassava i prezzi per spaccare il mercato e poi tornava a vendere biglietti come fossero diamanti una volta rimasta l’unica a operare.

Ora l’aeroporto di Genova, che meritoriamente sta cercando di migliorarsi ampliando e modernizzando la stazione, chiederà l’intervento del Governo: la lettera al ministro Giovannini è già partita e chiede la ‘continuità territoriale’. Una battaglia che l’editore di Primocanale aveva già condotto in parlamento e che il nostro gruppo è pronto a sostenere.