cronaca

La storia del giovane Diego Barbieri
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Non avrà avuto troppi problemi ad addormentarsi e riposare, Diego. Ne sono sicuro. E pure Francio, l'inseparabile fratello minore, una delle medicine naturali più belle di questa vicenda. 


Forse, qualche difficoltà in più, devono averla vissuta mamma Sonia e papà Marco. Come non comprenderlo?



In un mondo del giornalismo, dove le regole sono andate a farsi benedire, un po' come nella grande parte della società, un tempo vigeva il principio che ammoniva il cronista a non raccontare in prima persona: "Salvo casi eccezionali". 


Dunque, per una volta, gioco il jolly della straordinarietà - che questa vicenda regala appieno - e a prescindere dall'effetto "giorno dopo", rispetto a una nomina fuori dal comune, come quella di Alfiere della Repubblica, da parte del Presidente Sergio Mattarella, scrivo, non senza un po' di emozione, di quando qualche amico chiede quale sia stata l'intervista più importante. Anche per chi decide di fermarsi in Liguria, la bellezza di questo lavoro, talvolta, regala confronti con rilevanti politici, sportivi o uomini di spettacolo. Tuttavia, sulla risposta, non ci sono mai dubbi di alcun genere: quella con Diego, anzi quelle con Diego. 



"Ciao, io sto bene. E tu?". Era una domenica mattina dell'inverno 2016, una bomba di energia. Mi accolse in casa così, dopo 15 mesi di ospedali, interventi e riabilitazione dal terribile incidente vissuto a pochi metri dalla sua abitazione rimanendo schiacciato da un mezzo agricolo. Tornai, lassù, sotto i Piani di Praglia, alla vigilia del Natale 2019 e quelle due ore, se possibile, furono ancora più eccezionali. Era diventato un ometto, Diego. La passione per il Genoa, le trofie al pesto e, soprattutto, l'amore per la montagna erano stati alcuni temi di una chiacchierata organizzata dai suoi professori della scuola media di Campomorone. 

 

Fu anche l'occasione per conoscere persone enormi di questa storia, uomini e donne a cui ti viene spontaneo pensare in momenti di stupida difficoltà per dire, senza esitazione, davanti al loro esempio: "Possiamo farcela, sempre". 

In primis, proprio, mamma e papà: gente che avrà i propri difetti, le crisi e le debolezze di tutti. Magari - è logico pensare - anche, più degli altri. Due persone che, però, hanno impartito, e lo ripetono ogni giorno, esempi inarrivabili di amore e determinazione. Credo, per tanti come me, modelli di genitorialità. La prima volta è stata necessaria una lunga telefonata per scrivere le "regole del gioco" che gioco non è perché di mezzo c'è Diego. La preoccupazione per quell'intervista? "Non si parli troppo della famiglia, ma venga attribuito doveroso merito agli insegnanti" ripetevano mamma e papà. 


Gente di paese nel senso più vero: genuino, onesto. Sonia e Marco sono due ragazzi cresciuti in alta Valpolcevera che del clamore mediatico, proprio, non sanno cosa farsene. Eppure, capiscono che, qualche volta, può essere pure utile per accendere l'attenzione su professionisti (medici orgoglio nazionale) e volontari come la realtà Asd Free Sport, che Diego frequenta settimanalmente, e attraverso la pratica di attività all'aria aperta abbatte qualsiasi barriera fisica e mentale. Perfino, Vincenzo Nibali, ne ha riconosciuto pubblicamente l'opera monumentale. 


Poi, ci sono i docenti, appunto. Un faro, motore del progetto "Classi della Montagna", è il docente Stefano Piana. Un altro di quelli che non perde occasione per ribadire che da soli non si fa nulla e senza l'apporto dei suoi colleghi, oltre alla spinta dei compagni di classe, sarebbe impossibile portare avanti risultati proseguiti anche in tempo di pandemia. La scorsa primavera era vietato, addirittura, andare per boschi: si sono inventati la gita in tenda da casa, ciascuno si è collegato dentro il proprio sacco a pelo dalla camera da letto o dal salotto. In ogni caso, senso di comunità e condivisione. 


E, ancora, le decine di volontari come, ad esempio, Croce Rossa e Cai. Tra loro, un grande alpinista oggi con i capelli bianchi, si chiama Mauro Felicelli. Ha conosciuto Diego dopo aver scalato innumerevoli vette. Oggi, quel ragazzo, è diventato il suo idolo. Infine, tutti quelli che, giornalmente, fanno il tifo in silenzio per l'Alfiere di Quiassi, minuscola borgata di Ceranesi.  

La nomina del Quirinale rappresenta qualcosa di strameritato e riempie d’orgoglio chiunque abbia conosciuto un pezzo di questo percorso. Non può cancellare una strada che resta in salita, anche quando la quotidianità andrà avanti senza titoli di tv o giornali. Nessuno vive di illusioni. Non importa, qui tutti i protagonisti ne sono consapevoli. Sanno che a settembre ci sarà una nuova avventura, il passaggio alle superiori. Mettono pure in conto ulteriori scalate nell’alta quota della vita.

Ma, intanto, c’è solo da festeggiare e dirgli "Grazie" per quello che ci insegnate. A tutti e quattro: Diego, Francio, Marco e Sonia.


E pure chiedergli scusa per questo pezzo di cui nulla sapevano.