
Ovvio che sarebbe stato impossibile che la Sampdoria non facesse neppure un pareggio nelle diciannove partite della fase discendente del torneo: perfino la scalcagnatissima squadra allo sbando del 2011, protagonista della più surreale retrocessione della storia del calcio, nel girone di ritorno aperto da Di Carlo e chiuso da Cavasin aveva ottenuto dieci punti (vittorie a Marassi sul Bologna e a Bari, pareggi interni con la Juve e il Brescia ed esterni con Chievo e Fiorentina).
Si tratta di formule contrattuali che hanno lo scopo di produrre effetti nel tempo sui bilanci, più che sull’aspetto tecnico: l’abolizione delle comproprietà ha scatenato la formula dei consulenti legali delle società di calcio, che hanno inventato tra le altre cose appunto gli obblighi di riscatto condizionati al verificarsi di determinati eventi.
Oltre ai 2,5 milioni da corrispondere all’Inter, l’operazione Candreva è assai onerosa sotto il profilo delll’ingaggio: un quadriennale da 1,4 netti, per un giocatore confermatosi molto utile ma non più giovanissimo. Anche l’acquisto di La Gumina, proprio alla luce del successivo arrivo di Torregrossa, sembra una spesa non del tutto funzionale agli equilibri economici di un club delle dimensioni e dalle potenzialità patrimoniali della Sampdoria.
In società peraltro contano di ammortizzare queste spese con i guadagni derivanti dalle cessioni all’orizzonte di Audero, sostituibile da Falcone ex campione d’Italia Allievi 2012 che sta facendo un ottimo campionato in B nel Cosenza, Jankto e soprattutto Damsgaard.
IL COMMENTO
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