Alla Spezia, nella vasta comunità di tifosi che segue con passione le sorti della squadra di calcio neopromossa in serie A, non si parla d’altro: davvero le ‘aquile’ parleranno presto inglese con un forte accento americano?
A quanto sembra non ci metteremo molto a capirlo: dopo una veloce due diligence Gabriele Volpi (per il tramite di Gianpiero Fiorani) sarebbe ormai giunto alla chiusura della trattativa di cessione dello Spezia. Su quali basi è prematuro dire: si parla di 20-25 milioni di Euro per rilevare l’intero pacchetto azionario del club, somma che non dovrebbe però comprendere le strutture materiali in uso alla società, in particolare il centro sportivo Ferdeghini.
Dalla cessione dello Spezia, dunque, Gabriele Volpi avrebbe deciso di togliere la ‘ciccia’ e non è questo l’unico dettaglio strano della storia. Dettaglio che, peraltro, fa parte di una ricostruzione che fonti vicine al potenziale compratore, Alan Pace, hanno definito ‘inaccurate’.
Alan Pace, chi è costui? Secondo la sua stessa descrizione questo finanziere americano si sarebbe innamorato del calcio in giovane età dopo aver visto una partita al Camp Nou di Barcellona. Dopo gli studi si è lanciato nelle consulenze finanziare in ambito sportivo, è stato presidente della squadra americana di MLS Real Salt Lake (in cui fino a pochi mesi fa ha giocato Giuseppe Rossi), portandola alla storica vittoria della Coppa nazionale nel 2009. Ha ricoperto vari incarichi anche nel gruppo Citi, multinazionale del settore finanziario con sede a New York. Circa un mese fa (il 31 dicembre del 2020) è rientrato nel calcio, acquisendo la maggioranza delle azioni del Burnley, squadra inglese di Premier League: lo shopping calcistico nel vecchio continente non è ancora terminato?
Da Burnley, città in cui Pace si è totalmente immerso, non confermano né smentiscono l’interesse per lo Spezia: nell’intervista di insediamento, in modo abbastanza generico, Pace aveva parlato dell’importanza di sviluppare partnership con altri club europei, così da avere più spazio per far crescere il proprio parco calciatori. L’imprenditore americano vorrebbe utilizzare la squadra ligure come satellite di quella inglese? Se così fosse non ci sarebbe molto da stare allegri poiché il Burnley non è certo una corazzata in grado di rinforzare, con i suoi rincalzi, una formazione di serie A italiana: i ‘Clarets’ sono attualmente quintultimi, con la prospettiva di ospitare domani a Turf Moore il Manchester City primo in classifica. E dal mercato di gennaio, giusto per trovare delle analogie con lo Spezia, non è arrivato nessun rinforzo.
Ma è l’intera operazione di acquisto del Burnley che fa storcere diversi nasi inglesi: il quotidiano Guardian racconta infatti che Pace, per acquisire le quote della società, non abbia versato denaro in proprio ma pagato attraverso un gigantesco prestito accordato dal fondo di investimento MSD Uk, che fa capo al magnate dell’informatica Michael Dell, associato nei giorni scorsi (quanto erroneamente, a questo punto, è difficile da dire) proprio all’operazione Spezia. Il finanziamento, poi, sarebbe finito in pancia allo stesso Burnley che, di fatto, si sarebbe coperto di debiti per passare da un proprietario a un altro. Una storia non limpidissima che però Pace ritiene “corretta e sostenibile” e che ha ricevuto l’avvallo della normalmente severa Premier League, poco incline ad accogliere tra i suoi membri personaggi non raccomandabili dal punto di vista economico.
Il passaggio di proprietà sarebbe una buona notizia per lo Spezia? Nel breve termine la novità farebbe poca differenza: il mercato è chiuso, la squadra è stata abbandonata al proprio destino e né la vecchia (che non ha voluto) né la nuova società (che materialmente non può) possono cambiare le carte a disposizione di Vincenzo Italiano. Per il futuro, invece, resta l’incognita sulle reali intenzioni del compratore: Mr. Pace, per esempio, lo sa che lo Spezia non è il satellite di nessuno e tantomeno del Burnley?
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Spezia, Burnley e quei pezzi fuori posto: le aquile parleranno americano?
Sullo sfondo l'ipotesi di diventare una 'società satellite'
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