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In mattinata altri confronti, prima di sera il presidente della Camera riferisce al capo dello Stato
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Come se gli scacchi non fossero già di loro una scorciatoia all'impazzimento, ai primi del secolo scorso un occultista tedesco (e chi se non un occultista, e chi se non un tedesco) aveva pensato di inventarne la variante tridimensionale, per giocare più partite in una partita. È quel che succede a Roma in queste ore, con tre contese intrecciate e connesse: entro il pomeriggio Fico deve riferire a Mattarella dello stato di salute della compagine giallorossa, mentre Conte e Renzi lavorano sia alla sopravvivenza propria che alla sopraffazione altrui, l'uno forte di una maggioranza senza partito, l'altro armato di un partito senza maggioranza.

Il primo ministro uscente tenta un'OPA amichevole sulla coalizione che lo sostiene, senza escludere lo strappo che porterebbe al voto. L'esperienza insegna che i partiti personali dei capi per caso, da Dini a Monti, come molti corpi celesti non sopravvivono all'attrito con l'atmosfera terrestre; ma la stessa esperienza insegna che a volte il potere logora chi ce l'ha, inducendolo a sopravvalutarsi. È accaduto di recente a Salvini e non molto prima allo stesso Renzi.

Quest'ultimo esclude di potersi riprendere il PD, che pure aveva portato al fragoroso 40% delle penultime Europee: potrebbe quindi provare, in tempi certo non brevissimi, la scalata al centro del centrodestra. Indicativa in merito la convergenza immediata con Toti sulla proposta di una Bicamerale costituente, per ridisegnare le istituzioni: sarebbe un primo passo per intestarsi un ruolo apicale in una Repubblica ancora da definire. Presidenziale? Semipresidenziale? Centralista? Federalista?

Presto per dirlo. Prima c'è da ricostruire un governo e ancora una volta, nella visione tutta italiana della politica, le persone vengono prima dei programmi. Nei conversari a Montecitorio, le forze della maggioranza quiescente hanno riproposto visioni inconciliabili su giustizia, fondi europei, reddito di cittadinanza, sicurezza, sanità, legge elettorale proporzionale pura con preferenze multiple, quasi tutto insomma. Se fossero stati coesi non sarebbero arrivati a questo punto, d'altronde: e lo spauracchio del voto anticipato può essere utile a durare, non certo a governare.

In serata ha ripreso a circolare la Donna di Picche. Così si parla della figura femminile che Renzi proporrebbe, nel segno della sempre più popolare parità di genere e di un primato storico, per vincere la partita o costringere gli altri segretari a dire “no” alla giurista Cartabia o al prefetto Lamorgese, due donne delle istituzioni atte a guidare un esecutivo a base allargata, con l'ingresso in maggioranza di Forza Italia e i suoi fratelli e l'appoggio esterno della Lega: condizione pretesa da Draghi, non intenzionato a partecipare a un'avventura destinata a naufragare alle prime fibrillazioni individuali di capi e capetti, per accettare la gestione con poteri speciali della politica economica di governo.

Se l'esplorazione riporterà Fico al punto di partenza, la strada del governo di salute pubblica è la sola ipotesi realistica, rispetto a un voto anticipato che pure incontrerebbe favori in settori crescenti della stessa maggioranza, compreso lo stato maggiore PD che depurerebbe le liste dalla persistente componente renziana. Nelle ultime ore ha preso a circolare anche l'ipotesi estrema, per la verità poco più che scolastica, di un mandato esplorativo alternativo a quello in corso, con la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati incaricata di verificare la possibilità di un governo a maggioranza Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, più eventuali esuli grillini ancora nostalgici del governo gialloverde. Ma è uno scenario delineato forse da chi, più che vincere la partita, spera di rovesciare la scacchiera.