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Il primo giorno di consultazioni sembra rafforzare il titolare del mandato esplorativo
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 Tra pokeristi si dice: quando sei al tavolo e dopo un quarto d'ora non hai ancora capito chi sia il pollo, vuol dire che il pollo sei tu. Il riassunto della prima giornata di consultazioni vede il professionista, Matteo Renzi, tenere in scacco pur con poche carte il resto dei giocatori. Il capo di Italia Viva ha chiesto un programma scritto, preliminare al nome del presidente del consiglio, da individuare solo in un secondo momento. Un chiaro modo di cristallizzare il veto sull'avvocato foggiano, che verisimilmente non potrebbe guidare tre maggioranze diverse in poco più di due anni. Per parte loro Zingaretti e Crimi, a nome degli azionisti di maggioranza del governo uscente, sono fermi su Conte e lo hanno ribadito nel corso degli incontri con la terza carica dello Stato.

Ma la dilettantistica ricerca dei “responsabili” ha giocato a sfavore del primo ministro uscente, per lo meno agli occhi di Mattarella che in modo eloquente ha derogato a una consolidata consuetudine costituzionale, incaricando non il presidente del Senato ma quello della Camera per il mandato esplorativo. Di fatto un avallo alla linea di Renzi, che potrebbe anche esprimere favore a una trasmutazione del ruolo di Fico. La carta coperta del capo di Italia Viva rispondeva inizialmente al nome di Paolo Gentiloni, ma il nome del commissario europeo all'Economia potrebbe favorire la deriva verso la Lega dell'ala destra del gruppo grillino. Così Fico potrebbe aver esplorato a favore di... se stesso. In queste ore perdono quota i nomi di David Sassoli, Elisabetta Belloni e Marta Cartabia.

Il nome del presidente incaricato è peraltro secondario rispetto alla vera grande partita. La crisi di governo va letta infatti alla luce della corsa al Quirinale, che si apre ormai tra un anno appena. Una stabilizzazione dell'attuale coalizione giallorossa con Fico a Palazzo Chigi non solo garantirebbe il completamento della legislatura, ma consentirebbe a Franceschini di piazzarsi sulla poltrona più alta di Montecitorio, nel ruolo migliore per il passaggio alla presidenza della Repubblica.

Ogni altra soluzione, allo stato, rischia di avviare lo scenario sul piano inclinato verso il voto anticipato, temuto anche da quelli che comizialmente lo invocano. E siccome la maggioranza giallorossa ha come solo orizzonte la designazione di un successore di Mattarella di propria espressione, il nome di Conte - generale senza esercito – appare facilmente sacrificabile. Anche agli occhi di chi oggi sembra difenderlo. A poker non vince chi abbia le carte più alte, ma chi simuli meglio.