cronaca

Il Comitato tecnico scientifico preme per una stretta, l'eventuale terza ondata fa paura
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"I dati confermano la Liguria una Regione decisamente in fascia gialla, ragione per cui in questo momento mi risultano particolarmente preoccupanti le voci di possibili scelte di divieti omogenei nelle giornate di Natale". E' chiara e netta la posizione del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti su quelle che saranno le misure da adottare per i giorni festivi e prefestivi. A Natale mancano appena dieci giorni e nel governo si discute ancora di quali misure adottare.

Un balletto che avanti dal 4 dicembre quando il nuovo Dpcm è entrato in vigore. Da allora molte Regioni e Comuni hanno iniziato a fare pressione per far sì che la misura che impone il limite agli spostamenti dal comune il 25-26 dicembre e il 1 gennaio venisse superata. Un allentamento sembrava possibile, anche leggendo quanto scritto del ministro Luigi Di Maio. Poi il fine settimana ha stravolto le intenzioni. Piemonte e Lombardia sono tornate in zona gialla e subito è scattata la corsa allo shopping e la gita nelle riviere liguri. Il rischio assembramento ha fatto tornare sui suoi passi il governo spinto anche dal Comitato tecnico scientifico che chiede misure più rigorose.

L'ipotesi è quella di una zona rossa nazionale nei giorni festivi e prefestivi dalla vigilia a Santo Stefano, da San Silvestro a Capodanno, solo con i servizi essenziali aperti. Oppure, ipotesi più probabile al momento, quella di una sorta di grande zona arancione, con i negozi aperti e i ristoranti chiusi. E con il coprifuoco anticipato alle 18 o alle 20.

La terza ondata fa paura. In Italia sono ancora 500 i morti al giorno e pensare di sottoporre ospedali e personale medico a ulteriore stress a gennaio fa propendere per una decisione rapida e restrittiva. "Stiamo ragionando sulle due settimane delle vacanze di Natale - dice il ministro della Salute Roberto Speranza -, spero che in tempi brevi si possano prendere ulteriori misure per scongiurare un'ipotetica terza ondata. E' vero che nelle ultime settimane c'è stata una lieve flessione per le misure adottate ma la battaglia non è vinta e ci vuole ancora tantissima cautela. Ci vuole poco a tornare indietro e vanificare gli sforzi delle ultime settimane".


Una decisione potrebbe arrivare già nella giornata di oggi, martedì 15 dicembre o in quella di mercoledì. Chi teme le conseguenze è il mondo della ristorazione che ha già pagato a caro prezzo gli effetti delle misure contenitive. Ma non è l'unico settore a fare i conti col bilancio in perdita. Oltre due terzi delle aziende, secondo il Report pubblicato dall'Istat sulle imprese di fronte all'epidemia da Covid riferito al periodo giugno-ottobre con un universo di oltre un milione di unità e 12,8 milioni di addetti, ha subito un calo del fatturato mentre quasi un terzo (il 32,4%) ha segnalato rischi per la sostenibilità della propria attività. Circa 73mila imprese sono rimaste chiuse mentre 17milla hanno segnalato che non riapriranno più. Il 37,5% delle imprese ha richiesto il sostegno pubblico per liquidità e credito, ottenendolo nell'80% dei casi. Il 41,8% ha usato ammortizzatori sociali.

E allora emergenza sanitaria ed economica viaggio su un filo sottile: "Se è vero che bisogna mantenere la prudenza, è anche vero che il sistema a zone deve essere tenuto in conto e laddove è possibile spero che gli italiani e le imprese possano avere un piccolo spazio di respiro senza misure omogenee e punitive, anche per territori che non lo richiedono" spiega ancora Toti.