salute e medicina

La ricerca effettuata anche dai ricercatori del San Martino pubblicata in un sito specializzato
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Ancora uno studio sul Covid portato avanti anche da alcuni ricercatori del San Martino di Genova pubblicato in un sito specializzato sulla letteratura scientifica biomedica (GUARDA QUI). La ricerca che ha visto la partecipazione anche di un pool di studiosi del Policlinico genovese dimostra che l'età superiore ai 65 anni insieme alla presenza di altre malattie pregresse quali problemi cardiaci, ipertensione e le altre cardiomiopatie concorrano a un aumento del rischio di morte. 

La buona notizia riguarda l'uso dei farmaci anti-ipertensivi, quelli dunque utili a far abbassare la pressione sanguigna. La ricerca dimostra infatti che qualunque farmaco venga usato questo non è associato a un aumento del rischio di morte.

La ricerca è stata condotta in tutta Italia su 5.625 pazienti ricoverati per Covid-19 in 61 diversi ospedali del Paese. Un'ampia percentuale di pazienti ricoverati era di età uguale o superiore ai 65 anni (58%), di questi il 68% erano maschi, i non fumatori rappresentavano il 93%, mentre quelli con comorbidità (altre patologie in corso), erano il 66%. Lo studio mostra che ogni comorbidità aggiuntiva aumenta il rischio di morte del 35%.

Secondo i dati aggiornati all'11 novembre da parte dell'Istituto superiore della sanità in Italia l'età media dei pazienti deceduti positivi al Covid è di 80 anni. Le vittime in tutto il Paese da inizio emergenza sono oltre 46 mila, di queste più di 2 mila in Liguria. Il tasso di letalità in Liguria calcolato sulla base del numero dei malati riscontrati e quello dei deceduti si aggira intorno al 4,8%, ma è un dato sovrastimato in quanto non considera i positivi non tracciati. Per quanto riguarda invece il dato sulla mortalità il valore è decisamente più basso perchè prende in riferimento l'intera popolazione, quindi la percentuale in Liguria è poco più dello 0,1%.

Una statistica realizzata dalla Johns Hopkins University fotografa la letalità del Covid nel mondo nazione per nazione. Il quadro per l’Italia non è dei migliori. Nella classifica stilata sulla base dei dati a disposizione risulta che il Messico occupa il primo posto, con una percentuale di letalità pari al 9,8%, subito dopo c’è l’Iran con il 5,4% e al terzo ecco l’Italia con un tasso pari al 3,8%. Tradotto vuol dire che ogni cento casi di positività in Italia ci sono quasi quattro vittime. Tra le cause di questo dato l’alta percentuale di anziani presenti in Italia. Il tasso di mortalità, sempre secondo la ricerca della Hopkins Univercity, posiziona l’Italia al settimo posto.

Le analisi effettuate sui pazienti ricoverati per Covid presi in considerazione dallo studio portato avanti anche dai ricercatori del San Martino mostrano che esiste una relazione diretta lineare tra il numero di comorbidità e il rischio di morte. Tra le malattie cardiovascolari, l'ipertensione e la cardiomiopatia preesistente sono 'significativamente' associate al rischio di morte.  

Mentre l'uso di farmaci per l'ipertensione nella popolazione anziana (così come in quella più giovane) non contribuisce in modo significativo all'aumento dei decessi correlati al Covid-19.