curiosità

L'appello in lingua genovese
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Nel pieno del colore arancione, per dipingere la situazione dell'emergenza sanitaria, in Liguria, chi deve gestire un bar si arrovella la mente per capire quale sia la formula migliore.

Se i dati delle associazioni di categoria indicano, comunque, una maggioranza di esercizi aperti, non mancano polemiche e controlli per rilevare chi non rispetta la normativa che impone la consumazione lontano dall’attività commerciale.

In un panorama all’insegna dell’incertezza e di una programmazione impossibile, spiccano alcuni casi per lo più a spasso per l’entroterra.

A Mignanego, ad esempio, la titolare del bar latteria Eleonora, a due passi dalla stazione ferroviaria, racconta la sua esperienza: “Dall’introduzione della fascia arancione ho spento la macchinetta del caffè per rispetto alla situazione generale. Tutti mi hanno criticato dicendo che il mio settore andava compatto in un’altra direzione. Dunque, stamattina ho riacceso amplificando i regolamenti in vigore con l’ausilio della lingua genovese e l’apporto del professor Franco Bampi per la corretta grafia” (vedi foto). Il messaggio indica la legge con chiarezza: “Dæto che no t’acapisci l’italian, tò-u diggo in zeneize: mi te fasso o cafè ma ti pòrta via o belin de chi”.


Tuttavia, le situazioni che creano perplessità si vivono anche alle porte della Vallescrivia dove la Questura ha autorizzato giochi di guerra a scopo ludico in diverse date fino al termine di dicembre. Chi è appassionato al genere sostiene che sia un divertimento in mezzo al verde senza recare danni o fastidio al prossimo. Chi è contrario fa presente che in un momento simile, in cui il sacrificio e la limitazione della libertà dovrebbero essere generali e diffusi, il soft-air non pare una priorità.