“Non bisogna credere a chi dice che dentro gli ospedali non c’è nulla, io non so più come dirlo, se qualcuno di loro vuole venire io sono disposto a farlo entrare con i dpi e posso fargli vedere qual è la situazione”. Così Alessandro Rollero responsabile del pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Genova Sampierdarena si rivolge a chi ancora dopo mesi e nel mezzo della seconda ondata da Covid-19 non crede all’esistenza del virus.
La situazione al Villa Scassi da qualche giorno si è stabilizzata seppur nella criticità: “Rispetto alla settimana scorsa speriamo di aver raggiunto quello che noi chiamiamo una fase di plateau – spiega Rollero - riusciamo a trasferire, dimettere dal pronto soccorso un numero di pazienti più o meno uguale a quelli che arrivano; parliamo di una ventina di pazienti in meno rispetto settimana scorsa, io nelle nei miei piccoli spazi qua del pronto soccorso del Villa Scassi ahimè ultimamente mi ero abituato a vedere 80-90 persone adesso ne ho ‘solo’ 60-65 che è sempre tanto più del doppio delle persone che vedo in tempi di normalità ma riusciamo per il momento assolutamente a far fronte alla situazione”.
L’età di chi arriva in pronto soccorso è scesa: “Trattiamo pazienti mediamente più giovani tra i 50 e i 70 anni, certo ci sono anche gli ultraottantenni e i novantenni – spiega Rollero - ma il paziente tra virgolette più giovane rimane il paziente più comune”.
Cosa ne pensa della decisione di far passare la Liguria in area arancione? “Da medico di pronto soccorso devo dire che la zona arancione tra virgolette mi allieta un pochettino perché con un lockdown più serrato io ho meno pazienti, posso lavorare meglio e posso curarli meglio, logicamente non sono contento per i miei amici commercianti, mi vengono in mente quelli di Cogoleto che conosco molto bene e che purtroppo non saranno molto felici giustamente e credo che non potremmo andare avanti a vita facendo delle chiusure quindi questa chiusura di due settimane per me come pronto soccorso ben venga vediamo se sarà utile come spero”.
In conclusione l’appello: “Chiedo alle persone se possibile di curarsi a casa d’accordo con il medico e spero che la medicina territoriale ci diano una grossa mano come in parte stanno già facendo”.
salute e medicina
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