cronaca

Il documento siglato solo a mezzanotte, in arrivo sulla Gazzetta Ufficiale
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Il nuovo Dpcm è stato firmato solo a mezzanotte. Il testo è stato duramente contestato dalle Regioni che hanno frenato il premier Giuseppe Conte con una lettera al Governo in cui chiedono misure omogenee su tutto il territorio nazionale "altrimenti passa il concetto che si rincorre il virus". Le misure di proposte per bloccare l’impennata dei contagi prevedono norme valide su tutto il territorio nazionale, come il ‘coprifuoco’ dalle 22 alle 5 (chiesto a gran voce da Italia Viva), la capienza entro il 50% del trasporto pubblico locale e di quello ferroviario regionale, la chiusura di musei e mostre, lo stop alle crociere delle navi passeggeri battenti bandiera italiana e la sospensione di concorsi pubblici e privati che richiedano la presenza fisica dei candidati.

Ma anche un livello successivo, con una ‘lente d’ingrandimento’ puntata direttamente sui territori, per intervenire laddove la situazione rischia di compromettere l’agibilità delle strutture sanitarie. Per questo ci saranno delle valutazioni settimanali, affidate al ministro della Salute, che sulla base dello studio Iss della scorsa estate, potrà decidere la catalogazione del rischio, in base agli scenari di elevata o massima gravità, determinando le zone ‘Verdi’, ‘Arancioni’ (Puglia e Liguria, con le incognite Veneto e Campania) e ‘Rosse’ (Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e valle d’Aosta). Chi raggiungerà o supererà l’indice di contagio, l’ormai famigerato (e temuto) Rt a 1,5, finirà in lockdown.

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La Liguria e tutte le regioni in zona arancione vanno incontro a chiusura totale della ristorazione (ma parrucchieri ed estetiste aperti), DAD per le scuole secondarie superiori e divieto di spostamento tra regioni. Misure che si sommano a quelle comuni per tutte le regioni: coprifuoco dalle 22 alle 5 su tutto il territorio nazionale, spostamenti (con autocertificazione) solo per comprovate esigenze (sono escluse le visite ai parenti, agli amici e ai fidanzati) e chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Alle regioni in zona rossa si aggiunge la chiusura totale negozi, il divieto spostamento tra comuni e la DAD per le scuole secondarie superiori: una versione ‘light’ rispetto al lockdown del marzo scorso, ma pur sempre molto rigida, con la chiusura delle attività al dettaglio a eccezione di alimentari, tabaccai, edicole, farmacie e parafarmacie.

La Liguria potrebbe finire tra le regioni in zona rossa previste dal nuovo Dcpm? "Non escludo nulla in questo momento. Noi valutiamo i dati come prima, ma non so dire in quale fascia di rischio sarà la Liguria", ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti, facendo il punto in conferenza stampa dopo l'incontro tra il governo e le Regioni. "La classificazione avverrà per ordinanza del ministero della Salute, sentito il presidente della Regione, sulla base dei dati elaborati dal Cts, non appena sarà firmato il Dpcm. Per quanto riguarda la Liguria, in queste ore il l'indice di contagio è 1,3", quindi compatibile con lo scenario 3. "In termini di rischio siamo a un livello 'medio', ci auguriamo che sia così ma non posso escludere assolutamente nulla", ha ribadito Toti


Le Regioni quindi hanno dato un parere negativo al nuovo Dpcm: innanzitutto le regioni chiedono "univoche" misure nazionali nella lotta all'epidemia da Sars-Cov-2, dove i provvedimenti locali siano solo integrativi. Poi non va giù l'impianto di valutazione del rischio affidato al Comitato tecnico scientifico che fa scattare l'ordinanza del ministro sella Salute: vogliono che i tecnici regionali siano ascoltati "in contraddittorio" prima di far scattare il bollino rosso o arancione per questa o quella regione con le conseguenti misure più restrittive. Inoltre voglio garanzie: "contestualmente al Dpcm" chiedono provvedimenti puntuali per i ristori che diano certezze a chi è colpito dalle chiusure. Il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini ha trasmesso al governo il parere sulla bozza di Dpcm relativo alle ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19.

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"La seconda ondata della pandemia sta colpendo in maniera generale tutto il territorio nazionale" per questo le Regioni hanno ribadito "la richiesta di univoche misure nazionali ed, in via integrativa, provvedimenti più restrittivi di livello regionale e locale", si legge nel parere. Nel provvedimento ci sono misure che "destano forti perplessità e preoccupazione" e che "comprimono ruolo e compiti delle Regioni", attribuendo "al governo ogni scelta e decisione sulla base delle valutazioni svolte dagli organismi tecnici". Per questo motivo è "indispensabile instaurare un contraddittorio per l'esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle Regioni" caratterizzate da scenari elevata o massima gravità.

Secondo le Regioni, si legge sempre nel parere, "non appaiono chiare le procedure individuate" e "le tempistiche con le quali viene declassificato il livello di rischio". Per questo è importante che le regioni possano "partecipare al percorso di analisi", anche per la "ricaduta delle misure a livello regionale". Le Regioni chiedono poi che "contestualmente all'emanazione del Dpcm", sia definito con un provvedimento di legge "l'ammontare delle risorse, unitamente a modalità e tempi di erogazione delle stesse, con le quali si procede al ristoro delle attività economiche che hanno subito e subiscono limitazioni, sospensioni e/o chiusure".

E "con il medesimo provvedimento è necessario introdurre meccanismi di sospensione dei tributi relativi agli anni fiscali 2020 e 2021 per le stesse attività economiche". Servono infine "misure normative e adeguate risorse finanziarie per i necessari congedi parentali per tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e misure economiche di conciliazione per i lavoratori autonomi". L'obiettivo deve essere quello di dare "certezze al fine di scongiurare un effetto depressivo e conseguenti problemi sociali, assicurando la contemporaneità delle misure di contenimento dell'epidemia con quelle di sostegno alle categorie economiche e sociali colpite", conclude il documento.

Conte ha premuto per firmare, consapevole che il Dpcm lascia comunque l’amaro in bocca a quasi tutti i governatori in campo, ma "almeno rispecchia il metro utilizzato dai governi dei partner europei, come Francia e Germania, ad esempio", fanno sapere da palazzo Chigi. L’Italia, inoltre, deve considerare anche altri aspetti fondamentali di questa situazione, in particolare quelli economici. Il ministro Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia viva nel governo, ha chiesto nelle riunioni con alleati e premier, che a ogni chiusura corrisponda un adeguato ristoro delle attività commerciali colpite. Un monito che sembra essere stato accolto, tanto che in queste circolano voci di un nuovo Consiglio dei ministri entro la fine della settimana, con un ‘aggiornamento’ del decreto Ristori, mirato sulle misure del nuovo Dpcm. Perché oltre la salute, va protetta anche l’economia.