cronaca

L’analisi del professore di diritto dell’Università di Genova
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 "E' fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi". E' una parte del nuovo Dpcm del Governo entrato in vigore a mezzanotte. Gli spostamenti liberi tra le Regioni sono consentiti ma non raccomandati né con mezzi privati né con quelli pubblici. Non una direttiva, non una disposizione da seguire ma una raccomandazione.

Il dizionario Treccani definisce la raccomandazione come un "consiglio dato con tono di esortazione affettuosa o autorevole o anche velatamente minacciosa", a seconda dei casi. Dal governo è invece è stata considerata una misura da inserire nel Dpcm per 'scoraggiare' gli spostamenti non necessari da un comune all'altro. "Il governo sta facendo di tutto per complicare la vita ai cittadini, non si può imporre al cittadini di diventare un esperto di decreti e ordinanze", spiega Lorenzo Cuocolo, professore ordinario di diritto comparato dell'Università di Genova . "Giuridicamente (la raccomandazione, ndr) non ha nessun valore, rientra nel 'low soft', il diritto dolce, ma non è un diritto, le regole ci sono o non ci sono. E' evidente che poi ognuno le interpreta come vuole, dire qual è una situazione di necessitò è troppo soggettiva e questo non fa altro che alimentare il caos".

Ristoranti e locali chiusi alle 18. Palestre e cinema chiusi, stop alle attività sportive di contatto, niente calcetto ma partita di padel sì ad esempio. L'accesso ai luoghi di culto avviene con misure organizzative tali da evitare assembramenti. Secondo il professore di diritto "è proprio sbagliato l'impianto di fondo, non è corretto distinguere tra attività buone e cattive o tra essenziali e non essenziali. Prendiamo ad esempio il cinema, la cultura è comunque una parte essenziale per il Paese, è sicuramente essenziale per il gestore del cinema. Non si dovrebbe lavorare su questi aspetti ma sulle modalità di fruizione di questi servizi", prosegue Cuocolo.

Il premier Conte è inoltre professore ordinario di diritto privato presso l'Università degli Studi di Firenze e docente presso la Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (Luiss). "Bisogna ragionare sull'auto responsabilità dei singoli cittadini, è quello che stanno facendo nel Nord Europa, vedremo con quali risultati. Un cittadino come fa a dire qual è il tempo necessario per comprare un vestito? Quello che vale per me può non valere per il mio vicino. E' una questione troppo soggettiva. Sono regole che creano solo confusione”, conclude il docente dell’Università di Genova.