salute e medicina

La sezione Liguria della Società italiana di pediatria
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Prima il crollo del ponte Morandi, poi a distanza di poco più di 18 mesi lo scoppio della pandemia Covid-19 con il relativo periodo di confinamento domestico. In Liguria i bambini, in particolare a Genova, hanno vissuto in meno di due anni diversi traumi collettivi: alla perdita delle 43 persone decedute nella tragedia si è aggiunta la difficile mobilità nella città capoluogo, con sveglie all'alba per raggiungere la scuola. Poi, lo scorso marzo, sono state chiuse pure le scuole per evitare il contagio di un virus che ha richiesto a tutti distanziamento sociale e isolamento.

"Il vissuto di clausura dei due mesi e mezzo del lockdown
e il disagio provocato dal crollo del ponte Morandi hanno certamente avuto nei bambini un impatto sul loro benessere, determinando stress e disagi importanti anche nei piccoli pazienti con malattie preesistenti". La conferma viene da Riccardo Borea, presidente della sezione Liguria della Società italiana di pediatria (Sip), all'agenzia Dire nel corso dell'incontro 'Dalla parte dei bambini. Liguria e Veneto: dal ponte Morandi al covid'.

"Sicuramente i bambini hanno un forte spirito di adattamento e in molti casi hanno saputo metterlo in pratica, spesso grazie alla capacità genitoriale di far vivere bene la quarantena. A livello regionale abbiamo come centro hub l'Istituto Gaslini di Geova- ricorda Borea- che ha attivato un ambulatorio per sorvegliare lo stato di salute emotiva e il vissuto dei nostri piccoli. È a lavoro un'equipe formata da un pediatra, uno psicologo e uno psichiatra che ha potuto osservare importanti disturbi di adattamento e psicosomatici, rilevati nella stessa indagine del Gaslini ancora in corso", conclude il presidente Sip Liguria.