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Parla il presidente destituito del porto di Trieste
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“Sono qui con mio figlio che ha appena catturato un dinosauro”: Zeno D’Agostino, presidente del porto di Trieste da poco destituito da una sentenza dell’Anac, la prende in ridere. Il manager è tornato a casa, nella sua Verona, stretto tra gli affetti più cari.

Non che a Trieste la città le abbia negato il suo abbraccio, presidente.
“Le lacrime di rabbia si sono presto trasformate in lacrime di gratitudine, sembravo Vasco Rossi, il sostegno dei triestini è stato pazzesco. Sabato ci sarà una manifestazione in piazza Unità d’Italia, sono attese migliaia di persone: ringrazio tutti dal profondo del cuore ma c’è un pensiero che mi inquieta”.

Quale?
“Il fatto che molti bravi manager in passato siano stati vittime delle stesse procedure e nessuno li abbia difesi: chissà quanti sono caduti nel dimenticatoio, quali drammi hanno vissuto nel chiuso delle loro famiglie”.

Veniamo alla sua storia, perché è decaduto?
“Per via del mio ruolo di presidente di Ttp, società partecipata al 40% dall’Autorità di Sistema. Ho ricoperto quella carica per cinque anni, fino all’altro giorno, quando ho deciso di dimettermi: non aveva senso essere il presidente di una partecipata senza più avere ruoli nell’Autorità”.

Eppure per l’Anac sembra valere il principio contrario.
“Guardi, io ritengo di aver fatto un ottimo lavoro: abbiamo chiuso il bilancio del 2019 di Ttp con un attivo di mezzo milione, non male per un piccolo terminal crociere. Ho presieduto il consiglio di amministrazione rinunciando al compenso di 50 mila Euro l’anno previsto per quell’incarico: fanno 250 mila Euro, giusto per dare qualche numero. Io comunque non giudico le persone dai compensi ma dai risultati che ottengono e penso di averne ottenuti molti. Tengo però a precisare che in Ttp non avevo deleghe esecutive, con me c’erano due amministratori delegati che hanno agito in assoluta autonomia”.

Ma il ministro Delrio, che d’intesa con la regione Friuli Venezia Giulia le ha conferito l’incarico, non ha verificato che tutti i parametri fossero rispettati?
“Tutto era perfettamente corretto ed è quello che cercheremo di dimostrare nel ricorso che abbiamo presentato ieri al Tar del Lazio, sia a titolo personale che come Autorità: io sono stato nominato quattro volte commissario a Trieste, sia dal ministro Lupi che dal ministro Delrio, il quale mi ha infine assegnato l’incarico di presidente della nuova Autorità di Sistema Portuale che guida i porti di Trieste e Monfalcone”.

I tempi della comunicazione non la insospettiscono? La sentenza è di marzo e l’ufficialità è arrivata a giugno, proprio mentre stavate discutendo l’accordo di programma sulla Ferriera: qualcuno ha gridato alla ‘sentenza politica’.
“Non lo penso affatto, non riesco a vedere manovre così complesse e preoccupanti dietro questa sentenza. Di sicuro non è stato piacevole il modo in cui lo sono venuto a sapere e i tempi potevano essere diversi”.

Lei ha presentato ricorso al Tar, il ministero dei Trasporti no: si è sentito abbandonato?
“Tutt’altro. Sono anzi grato alla ministra Paola De Micheli per avere subito nominato il mio segretario generale, Mario Sommariva, commissario straordinario. Si è evitata l’impasse burocratica dell’ente e si è garantita continuità nella gestione. Questa è una mossa che vale più di molte altre e, in ogni caso, non escluderei che il ministero possa intraprendere qualche azione anche di tipo legale nel prossimo futuro”.

E’ ottimista sull’esito del ricorso?
“I miei legali lo sono, ci sono molte ragioni per credere che il Tribunale amministrativo possa accogliere la nostra istanza. Credo che nelle prossime settimane avremo una risposta che si è fatta comunque meno urgente vista la presenza di Sommariva nel ruolo di commissario”.

Il ministero la difende, i portuali scioperano per lei: però qualcuno le vuole male, chi ha presentato l’esposto all’Anac?
“Non è serio parlarne, non ho elementi certi per potermi esprimere. In questi casi o si hanno delle certezze o si tace. E io taccio”.

Il suo rinnovo a presidente dell’Autorità di Sistema era dato per scontato: teme che questa vicenda abbia cambiato le carte in tavola?
“Si figuri, al momento sono disoccupato. Non posso pensare al rinnovo di un incarico che non ho più: adesso sono concentrato sulla battaglia legale, il resto lo vedremo in futuro”.