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Il bilancio 2019 è un segnale d'allarme che induce molti tifosi a ricordare all'ex patron la promessa di salvare il club in caso di grave pericolo
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 Anche se scritti come “euro 13mila migliaia” in modo cosmetico, i 13 milioni di passivo del bilancio 2019 della Sampdoria sono un segnale d’allarme impossibile da ignorare. Perché, seppur pubblicati adesso in tempo di Covid-19 e crisi, riguardano l’anno scorso che era stato “normale”. Figuriamoci il prossimo. A far la differenza nel 2019, non il virus e nemmeno l’andamento della squadra, che anzi lo scorso anno era arrivata nona. Il fatto è che negli ultimi due mercati estivi la macchina da plusvalenze di Ferrero si era inceppata, mettendo a nudo i limiti di una proprietà non solo priva di risorse proprie utili a ricapitalizzare, ma alle prese con guai patrimoniali, economici, finanziari e giudiziari. Aziende alla soglia del concordato, istanze di fallimento, debiti da onorare, il processo penale per sottrazione di fondi alla stessa Sampdoria patteggiato in sede federale: nodi che l’emergenza sanitaria ha rallentato nel venire al pettine, ma che prima o poi andranno affrontati. Con una preoccupante sincronia.


I guai della proprietà non sembrano estranei alle prospettive agonistiche, con la squadra indebolita nelle ultime due sessioni di mercato e, malgrado il costoso cambio di allenatore, tuttora a un solo punto di distacco dalla zona retrocessione e con un calendario terribile e la rosa ridotta all’osso e fiaccata dai contagi pregressi. Forse in serie A la Sampdoria non è mai stata così nei guai. Tanto che i tifosi, visto svanire il sogno Vialli, per esorcizzare scenari catastrofistici si aggrappano alle parole di Edoardo Garrone, rese il 12 giugno 2019 nello studio di Primocanale a cinque anni esatti dalla cessione: “l'unica promessa che vi posso fare è che prima che la Sampdoria muoia – e non morirà – io farò di tutto, tutto quello che è nelle mie possibilità”.
Quelle parole - proferite a titolo personale, mentre tutti i 12 anni dei Garrone-Mondini alla guida della Sampdoria erano stati un affare di famiglia, decisione di regalare il club con tanto di incentivi a Ferrero compresa – lo scorso anno si sono rivelate un’arma a doppio taglio, perché forse spiegano l’inspiegabile tenacia con cui il Viperetta, pur consapevole dell’andamento poco esaltante dei conti societari ora pubblicato nel bilancio, resistette all’offerta della cordata Vialli-Dinan-Knaster. “Io vado avanti, tanto se andasse male i tifosi se la prenderanno non con me ma con Garrone”: più d’uno, su base deduttiva, ha attribuito a Ferrero questo ragionamento apocrifo, il solo che spiegherebbe l’ostinazione a voler restare al comando di un’azienda che pure presentava i primi scricchiolii.
Fiutata l’astuta strumentalizzazione, Garrone ha successivamente tenuto a far sapere di aver chiuso tutti i rubinetti a Ferrero. Forse anche per questo le cose stanno volgendo al peggio. Lo scenario del soccorso in extremis potrebbe adesso ripresentarsi e infatti i tifosi già tornano sui social a chiamare in causa Garrone, ricordandogli quella promessa solenne fatta in Terrazza. Si convincerà allora Ferrero a uscire in tempo da un gioco al di sopra delle proprie possibilità, o questa (ri)chiamata in causa di Garrone non produrrà gli stessi effetti dello scorso anno? Per ora c’è una squadra che deve salvarsi sul campo, mentre Osti già annuncia di voler puntare sul vivaio, tradotto vendere l’argenteria residua e sostituirla coi ragazzi delle giovanili. Non c’è un futuro migliore per la Sampdoria che tra un anno festeggerà il trentennale dello Scudetto?