"Forse non ci stupisce, ma ci stacca un altro pezzo di cuore". Poche parole che lasciano il segno per l'ennesima ferita in una tragedia che ha devastato la vita di 43 famiglie. Il breve commento dei familiari delle vittime del crollo di ponte Morandi mette al centro ancora la figura e il ruolo di Autostrade per l'Italia, azienda controllata dalla famiglia Benetton tramite Atlantia. L'accusa tra le righe è inequivocabile: soldi per le manutenzioni finiti tra i dividendi come concausa del crollo di ponte Morandi.
La tesi di fondo che si trova alla base di un esposto presentato in procura a Genova da una serie di associazioni tra cui il Comitato Zona Arancione Ponte Morandi, Cna Genova e Liguria, l'Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani, Usarci-Sporci, Trasportounito e Assiterminal - trae origine dal fatto che la tariffa autostradale non viene utilizzata, "almeno in parte, per rimborsare altre poste economiche comunque non legate all’erogazione del servizio bensì a beneficio degli azionisti di controllo". In pratica la tesi sostenuta dall'esposto è che le cifre delle tariffe autostradali destinate ai lavori di manutenzione sarebbero finite nelle tasche degli azionisti di Autostrade per l'Italia. E da qui l'ipotesi che i fondi limitati per le manutenzioni avrebbero portato a "gravi disservizi" compreso quello della tragedia del 14 agosto 2018.
L'esposto è finito sul tavolo della procura genovese e ora sarà compito dei pm valutare la validità della tesi. Lo studio portato avanti dalle categorie di associazione che lamentano il danno economico conseguente al crollo del Morandi, afferma che "la tariffa autostradale si articola in varie componenti, ciascuna delle quali ha lo scopo di finanziare interventi che il concessionario è tenuto a fare per il mantenimento e l'implementazione dell'infrastruttura. In particolare, in origine, la tariffa vedeva una componente forfettaria (cioè una determinata somma per chilometro), il cui provento era destinato alla realizzazione di diverse infrastrutture tra cui la gronda di Genova. Nel 2002 Autostrade otteneva dallo Stato la possibilità di finanziare tali opere con una nuova componente tariffaria che prevedeva il rimborso dei costi sostenuti per la realizzazione, maggiorata di un margine di remunerazione del 7,18%. La particolarità sta nel fatto che l'originaria componente tariffaria forfettaria veniva mantenuta, senza che i suoi proventi dovessero essere destinati alla realizzazione di specifiche opere che, dal 2002, erano finanziate con altre componenti della tariffa".
Da qui l'analisi portata avanti dalle associazioni va avanti e spiega come "da un lato la tariffa stessa era stata aumentata e dall’altro Autostrade si trovava a disposizione un serbatoio di risorse economiche, erogate dallo Stato tramite i cittadini, non direttamente agganciate alla realizzazione di opere infrastrutturali". E così da quanto scrivono risulterebbe che "l’insieme di queste operazioni ha portato ad una sovratariffazione di proporzioni elevate, che si è saldata con interventi sul piano delle manutenzioni evidentemente inadeguati rispetto al fabbisogno che le infrastrutture facevano emergere".
cronaca
Ponte Morandi, esposto contro Autostrade: "Tariffe utilizzate solo per fare utili"
I parenti delle vittime: "Forse non ci stupisce, ma ci stacca un altro pezzo di cuore"
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