cronaca

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No. Non credo che diventerò più buono (parola di sociologi) dopo questa sciagura del Covid. Anzi. Nella mia prima uscita dopo i due mesi di clausura assoluta, nel rispetto rigoroso dei Dippiciemme, camminando in Circonvallazione con la bocca mascherinata, mi sono reso conto che l’irritazione cresceva dentro di me.

Nel percorso di ritorno verso casa si era trasformata da fastidio sopportabile in odio manifesto. E’ stato uno slalom per evitarli. A destra e poi a sinistra, scavalcando un’aiuola ormai in stato vegetale da foresta amazzonica prima di Bolsonaro, oppure attraversando il corso per saltare sul marciapiede opposto apparentemente meno frequentato.

La meravigliosa folla che Cechov esalta nel “Gabbiano”. affibbiando a Genova l’etichetta della città più bella del mondo (Dorn: "C'è una magnifica folla nelle sue strade. Quando esci, la sera, dall'albergo, sono tutte gremite di gente. Ti muovi in mezzo alla folla senza una meta, su e giù, a zig zag…”) era tutta lì: in Circonvallazione. Sciamante sui corsi, da Armellini a Magenta a Solferino, per poi assemblarsi sulla Spianata. Il distanziamento sociale era una illusione ottica del sindaco Bucci (che proprio ieri ha insistito su questo tema. Lo ha fatto raccomandando l’uso del dispositivo anche fuori). Ma quello che mi pareva più insopportabile era che un buon trenta per cento dei liberati passeggiatori fosse senza mascherina o l’aveva, ma utilizzata come un sotto gola, un reggi pappagorgia.

Ora, come ha bene ricordato Sergio Cofferati sabato sera a Primocanale, in questo periodo di allergie e con una fioritura di canigea sui muri di Genova da fare invidia alle antiche Euroflore, c’è una maggiore tendenza allo starnuto e al colpo di tosse a mani libere. Quindi credo sarebbe opportuno che ci si dotasse di mascherina anche all’aperto.

Nella mia ipocondria giustificata, lungo i corsi affollati di persone e congiunti sicuramente fino al sesto grado, immaginavo le nuvole dense di goccioline infette che svolazzavano nell’aria e venivano a rifugiarsi nelle mie narici non protette dalla mascherina chirurgica. Io lì in mezzo con la mia copertura altruista sulla bocca per proteggere gli altri e gli altri che se ne infischiavano di me e passeggiavano urlando ai poveri bambini in monopattino e spruzzando Covid a volontà.

Hanno ragione loro e io ho torto. Le mascherine, ci hanno rassicurato orde di virologi catodici, all’aperto non servono. A meno che…
Ecco. Sono convinto dopo la passeggiata liberatoria che ci siano molti “a meno che” che dovrebbero convincere i genovesi di buon senso che quando la folla festante si riversa sui marciapiedi la mascherina dovrebbe diventare obbligatoria. Non legalmente, ma moralmente.

No. Non è così. Ha ragione il governatore campano De Luca (quello che imita il grande Crozza quando lo imita) a infuriarsi se incontra per strada “cinghialoni della mia età con due tute una sopra l’altra che fanno footing …) e si convince a rendere obbligatorie le mascherine anche nel passeggio.
Nella seconda passeggiata ho adottato due soluzioni. La prima: invece di percorrere i corsi ho deviato verso le rampe ripidissime delle creuse che salgono al Righi. Come salita Multedo frequentata solo da Cacciatori delle Alpi in allenamento. No ho incontrato che due o tre podisti. Respiro libero, assenza di goccioline. Bocca spalancata.

Poi, rigettandomi tra la folla di Cechov, ho applicato il principio poco cristiano dell’occhio per occhio, devo dire con qualche positivo riscontro. Appena ho visto venirmi incontro un non mascherinato, immediatamente e con un gesto plateale, ho abbassato la mia mascherina. “Tu puoi infettarmi liberamente? Tié, allora lo faccio anche io!”.

Addio bontà e condivisione. Ma, ironia a parte, sono convinto che in questa Fase 2 molto, molto rischiosa, in una regione che, stando ai numeri dei contagiati, ha sopportato un carico pesante, un maggiore rigore sarebbe necessario. Più libertà, ma insieme più attenzione alle regole e al buon senso. O, se vogliamo dirla più banalmente, più educazione civica. Distanziamento sociale e bocca chiusa e fasciata.