cronaca

Tra le soluzioni lo smart working, orari rimodulati e piste ciclabili
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Nella Fase 2 di riapertura graduale, la sfida della mobilità urbana, sicura e senza code e caos, sarà complessa. "Le questioni da affrontare sono il problema del trasporto pubblico rispetto alle nuove regole e alle nuove abitudini e la possibile esplosione del traffico privato. Andiamo dal rischio di una congestione di auto a settembre da una parte e all'opposto a quello che tutti si rivolgano al trasporto pubblico, armati di mascherine e guanti - anche se e' probabile che la gente vorra' usarlo meno per timore di contagi - e allora per mantenere il distanziamento invece di 500 autobus dovremmo averne 6 o 7 volte tanti". Lo afferma Enrico Musso, ordinario di Economia applicata e direttore del Cieli, il Centro italiano di eccellenza su logistica trasporti e infrastrutture dell'Università di Genova.

Il professore, componente della task force ligure per la fase 2, traccia i nodi da affrontare, con gli autobus che rischiano di essere la variabile critica, e un mix di possibili soluzioni pensando pure a bici e monopattini. Punto primo: ridurre la mobilità non necessaria, consolidando lo smart working e rimodulando gli orari per attivita' produttive e commerciali. L'Università potrebbe posticipare gli orari di inizio di corsi ed esami. "Trentamila studenti che danno circa 10 esami all'anno ciascuno sono 30mila movimenti tolti dall'ora di punta" aggiunge Musso.

Ancora, tariffe differenziate sui bus per scoraggiare l'utilizzo nelle ore di punta. E se la ministra dei Trasporti ha detto che bus, treni e metro potranno essere riempiti al massimo al 60% e usare app per evitare assembramenti, Musso chiede di chiarire: "per rispettare il metro distanza su un bus ognuno occupa 1 metro quadrato e mezzo, che vuol dire un riempimento del 10-20%". Infine: "Per passare dal trasporto pubblico al privato senza congestionare le città, serve un privato a due ruote. Le moto sono già usate, quindi puntare su bici e monopattini, realizzando piste ciclabili".