Proseguire la testimonianza, l'unione e la lotta anche a distanza. E' l'obiettivo dell'assembramento virtuale lanciato da "Non una di meno - Genova", il collettivo femminista che ha deciso di affidarsi a video, audio e social per raccontare che cosa significa restare a casa e "avere paura perché l'ambiente familiare per tante non è un luogo sicuro, temere il contagio consapevoli delle insufficienze del sistema sanitario, non sapere come arrivare alla fine del mese perché il lavoro non c'é piu'". La prima storia è quella di Sara, studentessa universitaria venticinquenne, fuori sede e con il sussidio di disoccupazione in scadenza. "La paura più grande è capire come la mia vita continuerà ad andare avanti una volta terminato tutto questo, ci sono risvolti sul presente che intaccheranno il mio futuro. Dovrei cercare un altro lavoro ma chi assume stagionali, adesso ha altri pensieri. Ho paura di non poter continuare a frequentare l'università il prossimo anno e devo dare disdetta dall'affitto di casa per non incorrere in altri problemi".
La quotidianità di Sara ora "è fatta esclusivamente di rapporti virtuali. C'è la paura che tutto questo virtuale prenda il sopravvento sul reale. C'è la paura che possa cambiare tutto anche a livello sociale. Basta vedere come ci guardiamo tra noi al supermercato, la paura di essere potenziali virus e di scontrarci con potenziali virus: ma questi virus sono comunque persone. Ho paura che tutto questo resti anche dopo e che le nostre relazioni cambieranno totalmente".
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