Per la Sampdoria sta per cominciare il sesto campionato dell’era Ferrero. Il sesto e, forse, anche l’ultimo da presidente della Sampdoria. Tutto dipenderà dall’esito degli ultimi quaranta giorni di trattative con il Gruppo Vialli. Operazione che oggi lascia giustamente il passo al calcio giocato, al pallone che rotola.
Sarà anche la prima stagione senza Giampaolo, dopo tre anni consecutivi alla guida dei blucerchiati. Un dettaglio non da poco, perché la gestione Ferrero prima si era caratterizzata per fibrillazioni forti in panchina: Mihajlovic (ereditato da Garrone), Zenga, Montella, infine Giampaolo. Che ha portato stabilità, organizzazione, serietà.
Sulla carta il suo conterraneo Eusebio Di Francesco possiede le stesse caratteristiche ma sinora a lui non sono arrivate attraverso il mercato armi sufficienti per poter imprimere un’impronta personale alla nuova Sampdoria. Che, infatti, assomiglia moltissimo a quella vecchia, tant’è che dopo Crotone anche con la Lazio dovrebbero scendere in campo dieci elementi su undici del passato campionato, con la sola eccezione di Murillo al posto di Andersen. Oltre al difensore danese, sul mercato è stato sacrificato Praet, non ancora sostituito. Gli ingaggi dei vari De Paoli, Leris, Chabot, Thorsby non sembrano avere alzato il tasso tecnico della squadra, che risulta indebolita. Resta ancora un po’ di tempo per rinforzarla: Defrel è comunque un gradito ritorno, servirebbe ancora un centravanti (Kalinic?) e soprattutto un centrocampista di spessore.
Intanto, bisogna fare i conti con la Lazio, prima della trasferta di Sassuolo, che sarà il preludio alla sosta. E successivamente all’entrata nel vivo del passaggio di proprietà della Sampdoria. Questo avvio, insomma, per i blucerchiati ha soltanto il sapore di un antipasto, da rendere il più gradevole o il meno sgradevole possibile, in attesa delle portate principali da scodellare in autunno e poi, eventualmente, a gennaio con uno chef stellato in cucina.
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Aspettando Vialli, la nuova Sampdoria di Di Francesco è quella vecchia
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