cronaca

Viaggio tra le opere che stanno colorando il quartiere
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Da atto di vandalismo a strumento di rigenerazione urbana. Stiamo parlando della street art, di “imbrattare i muri” come spesso viene detto. 
Dopo la caduta del ponte Morandi, sappiamo bene quanto i quartieri vicini abbiano  tremendamente accusato la botta. A quasi un anno di distanza, si prova a regalare un sorriso agli occhi degli abitanti di Certosa con una serie di opere d’arte sui muri dei loro palazzi.

Il progetto "On the wall - Certosa guarda in alto" è organizzato dai Walk The Line in collaborazione con il Comune di Genova ed è un'idea invasiva e allo stesso tempo discreta: dieci artisti genovesi, italiani e internazionali, stanno lasciando il loro segno sul cemento del quartiere con opere colorate, moderne e simboliche. Tutto con rullo, pennello e vernice.

Nuove visioni artistiche a cui probabilmente gli abitanti di Certosa non sono abituati ma si accorgeranno del cambiamento del loro contesto. L’obiettivo ambizioso è quello di rendere Certosa un nuovo polo attrattivo, vitale e pulsante per la presenza artistica. Dieci opere visibili da ogni angolo del quartiere, che sta diventando a tutti gli effetti una galleria d’arte a cielo aperto.

Per completare il lavoro, un mese di verniciature e sorrisi. Ha cominciato Tiler, artista genovese, con le sue piastrelle colorate in Via Piombino, dove ha realizzato un disegno in stile surreale vicino alla pescheria. Ma sono altre le opere in corso, come gli enormi murales di Blef e Zedz, in via Certosa e sull’edificio Enel in via Perlasca. Gli abitanti passano, si fermano e guardano incuriositi quello che sta succedendo e sorridono, perchè la bellezza piace a tutti.

Continuando la passeggiata si possono vedere i ragazzi sulla 500 di Antonello Macs e “le acciughe fanno il pallone”, murales di Caktus&Maria, con evidenti riferimenti deandreani. Una canzone il cui significato invita a cogliere l’attimo. Come sta facendo Certosa.

Una zona che sta diventando tempio della street art, ed ecco che sulla scia dei grandi artisti di Walk the Line e di questo progetto, anche altri ragazzi sono arrivati a lasciare il loro segno. E’ passato a rendere omaggio alla città dopo la caduta del ponte Morandi anche Manu Invisibile, ragazzo sardo e mascherato. Ha dipinto la parola “reviviscenza” abbellita da un fiore, proprio sul letto del fiume Polvecevera e nel punto in cui il ponte è caduto distruggendo la strada.
In biologia con reviviscenza si intende la ripresa delle funzioni vitali temporaneamente sospese. Mai parola fu più azzeccata.
“Non tanto per le difficoltà di arrivare in quella zona del fiume, né per riuscire a operare senza dare nell’occhio -racconta Manu Invisible- la difficoltà più grande è stata quella di lavorare pensando di essere nel punto in cui si è compiuta una tragedia così grande, provando a resistere alla commozione e pensando di dare un contributo artistico in memoria di tutte quelle persone che sono morte innocenti per una tragedia assurda. Anche questa volta la maschera mi ha protetto: non solo per non essere riconosciuto, soprattutto per nascondere le lacrime che sono venute giù mentre scrivevo il messaggio per i genovesi”.
 
Tranquillo, puoi anche non nasconderle.