cronaca

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Proseguono le indagini sull'omicidio di Orazio Pino, l'ex pentito di mafia ucciso martedì sera nel parcheggio di un supermercato a Chiavari. L'uomo, in passato legato al clan di Nitto Santapaola, aveva un'attività di compra-oro e per il momento la pista più accreditata sembrerebbe proprio legata al suo mestiere più recente.

Dagli interrogatori di familiari e colleghi, infatti, è emerso che Pino aveva avuto nei mesi scorsi dei dissapori con una ex socia. Nel 2018 era anche stato denunciato per il presunto furto di gioielli dalla società che avevano. Per questo gli investigatori hanno perquisito la donna e il fratello di lei.

Resta dunque sullo sfondo, ma non esclusa del tutto, l'ipotesi di una vendetta mafiosa. Intanto sono al vaglio le immagini di video sorveglianza del silos, anche dei giorni precedenti al delitto. E l'autopsia è prevista per venerdì 26: una prima tac sul corpo non ha fatto trovare l'ogiva di alcun proiettile, ma sul corpo dell'uomo sono state rilevate tracce metalliche che fanno comunque pensare a un colpo di pistola di piccolo calibro.

È spuntata fuori, però, un'intervista rilasciata al sito 'Estreme conseguenze' nelle scorse settimane in cui la vittima diceva di temere per la propria vita per il fatto di non avere una copertura. Ma agli atti non risulta che avesse chiesto una falsa identità. Anzi, era uscito volontariamente dal programma di protezione nel 2009 e con i soldi ricevuti aveva avviato una prima società, sempre nell'ambito della compravendita di gioielli.