
Lo spettacolo diventa luogo di riflessioni, domande, denunce e nasce dal sentire che all’interno di questa generazione se ne nasconde un’altra…una generazione al bivio, che deve scegliere come rapportarsi con quello che nel mondo da molti viene considerato “normale”.
Gente bisognosa di gridare qualcosa sulla sua incapacità di adattamento ad un mondo spesso percepito come “alieno", gente che non ama la competizione, la sopraffazione e lo sfruttamento. Gente incapace di costruire la propria fortuna sulla disgrazia di altri, gente impopolare, che non va di moda, derisa dalla legge del più forte, beffata dalla competizione. E in mezzo a tutto questo il canto, la poesia e la musica diventano catarsi e rito di guarigione.
IL COMMENTO
Il bicchiere mezzo pieno della scuola senza cellulari. E all'intervallo, spunta una "cirulla"
Matte non c’è più, smettiamola di chiamarle tragedie