cronaca

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Sento parlare in molti della proroga di 4 anni ad Autostrade dal 2038 al 2042 ma ad oggi il Governo italiano non l’ha mai formalizzata.

Persino Renzi, che ne parla a difesa del suo Governo mi meraviglia: ma davvero neanche lui sa che non l’hanno formalizzata?

E il tema ovviamente si interseca con la Gronda sulla quale il Presidente Toti correttamente ha detto: "non si torna indietro, ormai sono partiti gli espropri e si possono far partite i cantieri".

Ma cosa è accaduto e perché di nuovo così tanta confusione sul tema della concessione ad Autostrade sino al 2038 e sulla proroga di 4 anni?


Va ricordato che l’Europa vuole che vengano rispettate tutte le procedure di gara per le concessioni pubbliche e che l’Italia è considerato il Paese che più di tutti deroga e trova sempre soluzioni a vantaggio dei concessionari di ogni genere e tipo non solo autostradali. E in questo per fortuna che l”Europa c'è e vigila!

L'Italia quindi, se vuole concedere delle proroghe, deve condividerle ED ESSERE AUTORIZZATA dalla Commissione EUROPEA oggi sotto la Presidenza della Verstagen

Sin dal 2015 in Commissione trasporti del Senato abbiamo sentito parlare più volte della proroga legata proprio alla realizzazione della Gronda di Genova. Le mie interrogazioni fanno espliciti riferimenti a questo. Le prime richieste di proroga di Autostrade al Ministro Del Rio sembra siano state di addirittura 15 anni! In caso contrario, Autostrade sosteneva che avrebbe dovuto aumentare i pedaggi autostradali su tutto il territorio nazionale in modo molto consistente.

Il Ministero, quindi, iniziò una lunga trattativa con gli uffici della commissione europea. La richiesta dell’Italia (perché non è il concessionario ma il Ministero che tratta in sede Europea) si era attestata ad una proroga di 7 anni ma la dura Verstagen è restata ferma su un massimo di 4 come d’altronde già concesso alla Francia per altra proroga.

Accordo raggiunto nel luglio del 2017, ma anche l’Europa ha i suoi tempi e deve dettagliare le condizioni che il Governo italiano deve porre al concessionario al fine di autorizzare la proroga di 4 anni dal 2038 al 2042, che sono a difesa dei consumatori e della gara che si dovrà fare alla scadenza della concessione:

Il punto essenziale è che viene autorizzato il Governo Italiano a concedere una proroga sino ad un massimo di 4 anni a condizione che i pedaggi autostradali non abbiano aumenti oltre lo 0.5% oltre il tasso d’inflazione.


Il 6 aprile 2018 il Mit senza ancora aver ricevuto delibera di proroga dall’Europa, autorizza società Autostrade alla costruzione della Gronda di Genova approvando un piano finanziario di 4.8 mld di euro. In tal modo non essendoci ancora la proroga, il Ministero autorizza la concessionaria ad aumentare i pedaggi sino alla fine della concessione (ad oggi prevista nel 2038) dal 4 al 6% (la determinazione precisa della percentuale di aumento è variabile a seconda di diversi elementi) su tutte le tratte autostradali in concessione in Italia.

Quindi la Gronda può partire ma non è stata data alcuna proroga solo un’autorizzazione ad aumentare i pedaggi in modo molto consistente e con grave danno per gli utilizzatori delle autostrade.

Il 28 aprile 2018, solo 22 GIORNI dopo, arriva al Ministero dei trasporti dall”Europa la delibera (numero 2435) che autorizza la proroga di 4 anni con inserite le condizioni da porre al concessionario.

Questa delibera quindi ora dovrebbe essere recepita dal Governo italiano, e precisamente dal Ministro Di Maio e sarebbe lui a prorogare di 4 anni la concessione ad Autostrade a fronte della costruzione della Gronda di Genova e in cambio ottenendo il contenimento dell’aumento dei pedaggi su tutto il territorio italiano dal 6% allo 0.5%.


Al di là del fatto che pensare che Di Maio possa firmare una proroga ad Autostrade per costruire la Gronda di Genova è fantascienza, non sono convinto se Autostrade per l’Italia sarebbe ormai costretta ad accettare questa proroga a fronte della rinuncia all’aumento dei pedaggi sino al 6%.


Il tutto è avvenuto in 22 giorni tra il 6 e il 28 aprile 2018, ad elezioni concluse, con i risultati elettorali ormai noti, senza un nuovo Governo ancora varato e con il vecchio di fatto ancora in sella seppure con poteri molto limitati.