Quello di Euroflora è un grande successo, anche se sulla sua coda fiorita ora piove e pioverà per qualche giorno. E anche se gli immancabili mugugni, i maniman, sono arrivati a infiochettare questa manifestazione che ha riscattato un pezzo di Genova, rilanciato la sua immagine, dimostrato a tutti che, se si vuole, “si può”.
Ineccepibili le obiezioni di coloro che si aspettavano una edizione simile a quelle che ospitava la Fiera fino a otto anni fa. Non poteva essere così: i parchi di Nervi, grande giardino sul mare con stupende gallerie d'arte, nella delegazione più turistica della città, non sono i padiglioni-serra della Fiera, con i florivivaisti messi nelle condizioni di impiantare e mostrare i loro prodotti migliori nel contesto giusto, alla temperatura corretta.
Quindi l'Euroflora è un boom e diventa un evento pietra miliare nella costruzione di una Genova ancora più attraente. Chapeau.
Ma attenzione, perchè proprio il perfetto funzionamento della manifestazione, con l'organizzazione dei trasporti e dei collegamenti, tanto temuta alla vigilia, sottolinea indirettamente e per contrsto la grande emergenza che sta scoppiando in Liguria e a Genova, in altre parti della città non così precisamente regolamentate come Euroflora nelle sue due settimane di apertura.
La Liguria nei giorni di vacanza, di ponti, di feste, è oramai letteralmente invasa. Esplode, di code, di intasamenti, di sovraffollamenti, di overbooking, di sold out. Nelle autostrade_lo abbiamo scritto tante volte_ si riproduce l'incubo del blocco totale, lungo serpenti di decine e decine di chilometri, quando non si ferma tutto per incidenti più o meno gravi. Ma anche le reti urbane, come quelle di Genova intorno all'Acquario e al Porto Antico, saltano in aria e non ce la fanno più, strangolate da fiumi di auto che cercano posteggi che non ci sono più. Alle Cinque Terre il tema è addirittura se introdurre le targhe alterne o il numero chiuso. Provate ad avvicinarvi ai luoghi cult, come Portofino, nei “giorni caldi”: pagate non solo il prezzo alto del posteggio, in caso lo conquistaste, ma anche il pedaggio di lunghe code di attesa.
Il nostro sistema di accoglienza è troppo fragile e non non regge all'onda d'urto di un successo di attrazione che avanza con i tempi di oggi, con le correnti di turisti dirottate qua dalla moda, dal ritorno ai luoghi più vicini a casa, dai nuovi equilibri geopolitici, dal Meditteraneo quasi tutto off limits, eccetera eccetera.
Non regge il sistema stradale, sul quale insistono anche decine di migliaia di Tir, che si moltiplicheranno con le espansioni dei porti di Genova e Savona -Vado, non tiene il sistema dei posteggi, ai quali non abbiamo colpevolmente pensato quando c'era il tempo di farlo, non è una soluzione il trasporto via ferro, perchè siamo quasi isolati da un punto di vista ferroviario e funziona solo la soluzione “corta” Genova-Nervi-Genova, come all'Euroflora.
A Ponente c'è ancora un bel pezzo di binario unico, la metropolitana cittadina serve a fare pochi metri da Brignole al Porto Antico Stazione San Giorgio. Siamo isolati, come Primocanale urla da anni, ma siamo anche invasi. E allora?
La Gronda arriverà tra dieci anni se non ci saranno problemi. Il Terzo Valico sarà funzionante nel 2022, cioè tra quattro anni. Non ci risulta che ci siano altre opere, non solo in realizzazione, ma anche solo pensate. Le soluzioni rapide vanno, quindi, perseguite, con quello che abbiamo, sfruttando le risorse di spazi e misure esistenti, sopratutto decidendo rapidamente, come è stato fatto per Euroflora.
cronaca
Viva Euroflora ma la Liguria scoppia: tra allarmi e soluzioni difficili
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