La morte improvvisa di uno sportivo, un tema tornato tragicamente attuale dopo quanto è successo domenica a Udine, è argomento su cui possono esistere molte verità.
Intanto la definizione: è un evento imprevedibile, che si verifica rapidamente (entro un’ora dall’inizio dei sintomi) in una persona apparentemente sana e in buona salute.
Innanzitutto bisogna chiarire che si tratta di un evento raro: circa 20 casi per milione di abitanti. Sicuramente è più pericoloso andare in moto, piuttosto che fare sport…
Le cause di questo tipo di morte improvvisa sono principalmente da ricondurre all’apparato cardio-vascolare: occlusione di un’arteria coronarica da aterosclerosi, aritmia cardiaca misconosciuta che porta a una fibrillazione ventricolare, malformazioni delle arterie che determinano una rottura improvvisa (ad esempio di un’arteria cerebrale).
Che fare? È possibile una prevenzione? Innanzitutto è bene chiarire che la legge italiana è una delle più severe del mondo in materia di controlli sugli sportivi. Ogni atleta che pratica a livello agonistico deve sottoporsi a una visita di idoneità sportiva nel corso del quale vengono eseguiti, oltre alla visita medica, un elettrocardiogramma sotto sforzo, una spirometria per valutare la funzione respiratoria e un esame delle urine. In caso di alterazioni è possibile che il medico sportivo richieda ulteriori approfondimenti come l’ecocardiogramma che serve a valutare la forma e le dimensioni, funzione contrattile del cuore e l’efficienza delle valvole cardiache, o come l’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter che prevede la registrazione del tracciato elettrocardiografico per 24 ore per evidenziare eventuali aritmie improvvise.
Gli atleti professionisti, inoltre vengono sottoposti a periodici controlli degli esami del sangue allo scopo non solo di valutare lo stato di forma, ma anche di evidenziare un'eventuale anemia o anomalie dei globuli bianchi, della funzione renale o epatica.
Per gli sportivi amatori sono richiesti comunque un certificato medico e un elettrocardiogramma in condizioni di riposo. In ogni caso sarebbe buona norma che tutti coloro che praticano attività sportiva intensa si sottoponessero anche a un test da sforzo.
Nonostante queste precauzioni, non tutti gli eventi sono prevedibili: ad esempio in caso di malformazioni di arterie cerebrali non è possibile sospettarne la presenza e tanto meno prevederne la rottura. In questo caso chi decide è il fato.
Un'ultima considerazione: la morte improvvisa di uno sportivo presuppone abitualmente un rapporto di causa effetto tra l’attività praticata e l’evento drammatico, cosa che, invece, non è accaduta al povero Astori.
*Dottor Luca Spigno - Vicedirettore sanitario Casa di Cura Villa Montallegro Genova
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