economia

A Roma il convegno sul sistema bancario italiano nell'Eurozona
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"Carige primo caso di banca che si salva con le proprie gambe", così  l’Ad di Banca Carige Paolo Fiorentino durante il suo intervenire sull’analisi ‘Le banche e la crisi – il caso Carige spa’ nel corso del convegno a Roma titolato "Il sistema bancario italiano nell'Eurozona e nell'Ue: il rapporto con l'economia reale". 

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CARIGE PAOLO FIORENTINO.
 


“Il caso Carige - prosegue Fiorentino - è una storia che si è esaurita negli ultimi giorni dopo l’aumento di capitale. E’ forse il primo caso in Italia dove si registra una banca uscire con le proprie gambe da una situazione di crisi. Abbiamo portato avanti un’azione importante dal punto di vista economico grazie a una struttura complessa e solida. Fondamentale in questo senso è sattao il ruolo e l’impegno profuso dagli azionisti. Infatti a pagare la crisi vissuta delle banche in questi ultimi anni sono stati soprattutto loro: gli azionisti. Il 17 novembre 2017 Carige ha avuto una giornata drammatica. A conferma che le banche non saltano per mancanza di capitale ma per mancanza di liquidità. Noi stavamo rischiando di perdere una realtà importantissima per l’Italia e nello specifico per la Liguria. Oggi ci troviamo in una situazione in cui i tecnici invadono i campi. Il credito al consumo consente alle famiglie di anticipare dei consumi, questo di fatto è una misura capace di avere un effetto di copertura sociale. Le banche italiane oggi però sono costrette a vendere gli npl a ogni costo è fondamentale uscire dall'ossessione patrimoniale, mantenere il valore delle aziende e vigilare sulle devianze burocratiche che invadono il campo della politica.

C’è poi un tema importante, forse le persone che abbiamo mandato al Parlamento europeo erano residuali. E forse è stato sottovalutato il fatto che l’attacco alle banche non tiene conto di due elementi. Il primo è che la crisi industriale l’hanno pagata proprio le banche, perché gli Npl non sono mai stati ripagati. Il secondo punto rimanda alla consequenzialità della crisi tra banca e industria, una è conseguenza dell’altra e si ripercuote a vicenda. È un abbraccio mortale. Bisogna tener conto di quelle che sono le decisioni prese a Francoforte e quali conseguenze hanno a livello di vita reale delle famiglie e delle aziende. In Italia il principale elemento fattuale della situazione vissuta in questi anni dalle banche è stato il forte legame delle stesse banche dal sistema industria, nel mondo anglosassone invece le cose funzionano diversamente. L’Europa ha maramaldeggiato nei confronti dell’Italia. Noi però mai abbiamo avuto una discussione autentica sulle ripercussioni delle attività della Vigilanza. E’ una responsabilità della politica. Questa è la prima classe politica che consegna il Paese alla generazione successiva più povero di quando lo ha preso”.



GLI INTERVENTI  

“Crisi delle banche nel Nord e Sud Europa gestita con due pesi e due misure”. Ad aprire il convegno è il professor della Luiss Giuseppe Di Taranto con la sua relazione ‘L'economia reale e le banche nella crisi dell'Euopa’: “Tutta l’architettura dell’Ue tende ad avvantaggiare banche del Nord Europa rispetto a quelle del Sud. La crisi ha distrutto oltre un quarto dell’economia italiana. Il problema di fondo riguarda tutte le regole legate alla gestione delle situazione di crisi di natura bancaria. I dati emersi hanno mostrato che le nostre banche erano, e sono, molto solide e molto spesso lo sono più delle cosiddette big europee. Quando vengono fatti gli stress test però ci accorgiamo delle criticità presenti nei colossali bancari. Io dico a tutti i partiti è arrivata l’ora che il nostro sistema venga difeso. Sono le regole a carattere europeo che tendono a punire l’Italia rispetto alle altre realtà. Il sistema come detto avvantaggia le realtà del Nord Europa e tende a punire quelle delle Sud. In tre anni abbiamo perso oltre 150 miliardi di titoli che sono andati in Germania che ne hanno ottenuti oltre 450 miliardi. Se considerate la svalutazione dell’Euro ci si rende conto dell’insostenibilità della situazione. Se non usciamo dal giro vizioso di queste regole le nostre banche saranno costrette a sottostare a regole scorrette e ingiuste. Gli stress dimostrano che le nostre banche stanno benissimo. Bisogna avere il coraggio di cambiare e far cambiare le regole”.

Da rivedere il sistema di vigilanza europeo sulle banche dll’Unione”. E’ poi il professore Angelo De Mattia, direttore centrale Banca d'Italia, a esporre la sua relazione dal titolo ‘Le banche e la vigilanza europea: profili istituzionali’: “La vigilanza bancaria europea oggi si trova in mezzo a un guado, in quanto il sistema ancora non è perfettamente oliato. Con il progetto di unione bancaria noi registriamo compiti precisi di analisi sulle singole situazioni, cosa che invece a livello di legislazione euopea non è prevista. E’ necessaria una due diligence su questa funzione di vigilanza. Altro tema è quello legato ai poteri in mano al consiglio direttivo della Bce. Questo nonostante quanto viene comunicato ha il potere di dissentire su alcune situazioni legate alla gestione della banche. Noi però, in questi anni, non abbiamo rilevato alcuna azione in questo senso. C’è da rivedere il sistema intero di controllo. Permane una disparità di trattamento e viene totalmente tralasciato il principio di sussidiarietà previsto. Serve che si dia avvio a una fase di revisione del sistema".   


"La politica deve tornare a difendere le banche nona fare il gossip".  E’ poi il turno di Fabrizio Palenzona, vice presidente Unicredit che espone la sua relazione intitolata ‘le banche e il territorio’: “Stiamo partecipando a un gioco che frega il nostro Paese. Vorrei che i media si dedicassero a questi aspetti dl sistema bancario, non al gossip che c’è dietro. Le banche vanno difese, le aziende, le famiglie dipendono dalla banche e queste vanno difese. Questo non un tema di politica di destra o sinistra ma riguarda il futuro e l’interesse nazionale. Ci vogliono tempi e ci vuole un accompagnamento per cambiare le cose e questo negli anni più pesanti della crisi è successo per l’incapacità della politica. Chi ha prodotto e ha mercato va salvato. La banca negli anni del boom ha perso la sua rigidità. La banca ha smesso di fare la banca e qui il sistema ha smesso di funzionare. Per una questione di liquidità sono state seguite regole giuste ma usate in modo scorretto. Tutto questo è successo perché abbiamo distrutto la politica, ovvero la buona politica. Catapultavano il massimo del massimo della società, persone di altissimo profilo , oggi catapultiamo il peggio del peggio che si può trovare. Ma tutto questo è colpa nostra”.  

"Sistema bancario mutato completamente negli ultimi decenni". Prende la parola Divo Gronchi, presidente cassa risparmio San Miniato, con il suo intervento sulla ‘esperienza di un banchiere’: “La banca negli ultimi anni è notevolmente cambiato, con gli anni ‘80 il bilanciamento all’interno della banca, accanto alla concessione credito si affianca quella del gestore del risparmio delle famiglie e delle aziende. Questo ha avuto un impatto importante sull’organizzazione stessa delle banche. Conseguenza non voluta e non prevista è stata la despecializzazione della concessione credito verso le filiali che non hanno più avuto quel compito. Si è realizzata una concorrenza tra banche.”




"Usciamo dalla crisi ma c'è ancora molto da fare". E’ poi il turno di Gaetano Miccichè, presidente banca IMI – Intesa San Paolo analizza ‘Il finanziamento delle imprese e le innovazioni finanziarie’: “Parto con una battuta del ministro Padoan che ha detto che ‘stiamo uscendo dalla grave crisi e che molto c’è ancora da fare’. Io aggiungo che in questi anni sono nati nuovi competitor a quella che è la sfida globale. Dal 2000 al 2017 il Pil italiano è rimasto invariato, la Spagna è cresciuta del 30%, Francia de 20% e Germania del 20%. Questo vuol dire che l’Italia in questi anni ha perso competitività. Questo ovviamente ha ripercussione sugli investimenti, sullo sviluppo e sull’avanzamento tecnologico e quindi economico. In Italia l’alto debito pubblico influenza pesantemente lo stato di salute dell’economia”.


"Oggi non c'è più una politica economica serie. E' una situzione non accettabile.  Bisogna reagire". E' l'ex governatore dell Banca d'Italia Antonio Fazio a prendere la parola e analizzare la situazione dell'economia reale in Italia negli ultimi anni. "In dieci anni di crisi economica e industriale - prosegue Fazio - c'è stato un calo della produzione in Italia del 16% e il dato sull'occupazione non si discosta di molto".