cronaca

Masone assediata dai tir: "Serve un piano d'emergenza"
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Omicidio colposo. È l'ipotesi di reato per cui indaga la Procura di Genova dopo l'infernale incidente di sabato mattina nella galleria Monacchi dell'autostrada A26, dove ha perso la vita Josué Emanuele Martinez Mencu, un ragazzo di nemmeno vent'anni che stava viaggiando verso la Liguria. Importante sarà capire da dove arrivava quel gasolio che, insieme alla pioggia, ha trasformato l'asfalto in una tavola scivolosa e letale. L'inchiesta è in mano alla polizia stradale di Ovada e Sampierdarena, coordinata dal sostituto procuratore Marcello Maresca.

Al momento non ci sono indagati, ma sono stati multati per eccesso di velocità due camionisti alla guida di mezzi coinvolti nei sinistri. Del resto il limite dei 110 km/h, prescritto dal codice della strada, è spesso ignorato, grazie anche alle falle del sistema tutor che, ad esempio, non è in grado di leggere le targhe estere di molti tir.

"Vanno come missili - racconta il sindaco di Masone Enrico Piccardo, un utente abituale della A26 - ed è un miracolo che succedano così pochi incidenti. Il tutor li ha limitati tantissimo, ma bisogna fare di più". E così le carenze della tecnologia si intrecciano con le drammatiche condizioni di lavoro di molti camionisti, soprattutto dell'Est Europa, costretti a rispettare tempi di consegna incompatibili coi limiti di velocità. Per giunta alcuni tratti sono sprovvisti di rilevatori ed è quindi possibile a tutti eludere il controllo elettronico.

Alla fatalità, dunque, potrebbe essersi sommato il mancato rispetto delle regole. Alla fine degli accertamenti, molti altri potrebbero essere multati per la stessa infrazione. Inoltre il 19enne morto nello schianto con un tir non indossava le cinture di sicurezza. Particolare che, a detta degli agenti, potrebbe avere contribuito al decesso visto che il giovane nell'urto dell'auto contro il camion è stato sbattuto con violenza all'interno dell'abitacolo.

Gli agenti hanno accertato che la perdita di gasolio sulla carreggiata è iniziata prima dell'autogrill Turchino Ovest: questo fa finire sotto la lente la stazione di servizio precedente, quella di Stura Ovest (a Ovada) dove il camion (o l'auto) che ha provocato lo sversamento potrebbe avere fatto rifornimento. Agli agenti è stato segnalato anche un camion sospetto avvistato subito dopo gli incidenti nella piazzuola dell'Asino Morto prima di Voltri: pare che il camionista stesse armeggiando vicino al serbatoio. I poliziotti visioneranno un'ora di filmati delle telecamere che riprendono quel tratto di A26: si calcola che in quel lasso di tempo siano transitati circa 1000 veicoli, ma saranno analizzate e vagliate solo le targhe dei camion, in tutto un centinaio di mezzi.

La A26, insomma, è tornata a essere l'autostrada della morte. Triste e nutrito il palmarés di vittime e feriti collezionati negli anni. I due che viaggiavano con Josué, la mamma e un amico di famiglia, sono ancora in coma farmacologico. Le loro condizioni, informano i medici dell'ospedale San Martino dove sono ricoverati in prognosi riservata, sono stabili ma gravi. Piccardo, che ha raggiunto il luogo dell'incidente dopo qualche ora, è tuttora scosso al ricordo di quell'immagine. "Era tutto un groviglio, un mezzo dentro l'altro. Impressionante. Mia figlia è rimasta choccata".

E mentre in quelle gallerie si scatenava un inferno di lamiere e di morte, Masone e Mele sono finite ostaggio dei tir che si arrampicavano lungo la statale del Turchino. Solo dopo ore è arrivata la decisione di convogliare tutto il traffico sulla A7 attraverso l'uscita obbligata sulla Predosa-Bettole. Ma ad oggi sembra che Autostrade non abbia un piano per gestire queste emergenze. "È impensabile usare quella strada come alternativa - spiega Piccardo - perché camion e corriere rimangono inchiodati nei tornanti, è una strada che non si presta assolutamente. La nuova galleria è molto larga ma il tratto verso il mare è pieno di curve. Serve un piano che definisca come comportarsi in caso di chiusura. Queste decisioni non si possono improvvisare".