I patti del 2005 sono sempre validi. Si possono però ritoccare, a patto di non lasciare per strada nessuno dei 1.500 lavoratori dell'Ilva. È il risultato portato a casa dalla spedizione composta da sindacati e istituzioni dopo il primo tavolo a Roma dedicato all'accordo di programma per le acciaierie di Genova. Un incontro "positivo" secondo Fiom, Fim e Uilm, presenti coi propri segretari regionali.
Al tavolo, oltre alle sigle dei metalmeccanici, c'erano il presidente della Regione Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, gli assessori Rixi e Berrino, il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e la sua vice Teresa Bellanova, il presidente dell'autorità portuale Paolo Emilio Signorini e il presidente di Confindustria Genova Giovanni Mondini.
"Il ministro ha iniziato dicendo che l'accordo è valido e che bisogna trovare il modo di applicarlo", spiega Bruno Manganaro della Fiom Cgil. Una conferma che, però, non esclude la possibilità di rivisitare il documento da parte di tutte le parti che lo firmarono quando venne chiuso l'altoforno di Cornigliano. "Noi diciamo sì a questa ipotesi, ma tutte le persone lasciate fuori da Ilva dovranno essere ricollocate", ammonisce anche Alessandro Vella della Fim Cisl.
In pratica chi si trova alle strette è ArcelorMittal, che dovrà chiarire se intende usare tutti gli 1,1 milioni di metri quadrati in concessione oppure rinunciare a una parte dell'area. Sarebbe questa l'unica condizione possibile per procedere a esuberi che dovranno essere comunque temporanei: "Ci sono molti terminalisti che hanno messo gli occhi su quelle banchine - ricorda Manganaro - ma il concetto dev'essere chiaro: chi si prende gli spazi si prende anche i lavoratori".
Oggi sono circa 1100 i dipendenti che partecipano al ciclo produttivo, gli altri sono in cassa integrazione. "Non possiamo pretendere di tornare a quelle cifre - spiega Vella - ma chiediamo almeno di ripristinare i numeri attuali. Nei prossimi incontri chiederemo a Mittal investimenti maggiori sulla banda stagnata, la produzione può arrivare a 120mila tonnellate, serve una nuova linea di produzione perché così si può andare avanti solo quattro o cinque anni".
"I presupposti sono buoni - ha detto il presidente della regione Giovanni Toti - La prossima settimana incontreremo i commissari straordinari per approfondire". Già fissato in calendario un incontro per il 31 gennaio (si parlerà anche di Novi Ligure), poi il Governo dovrà convocare un secondo tavolo per entrare nei dettagli.
"Auspicio comune resta il mantenimento dei livelli occupazionali e il rilancio del sito produttivo nella speranza che la trattativa nazionale possa continuare fuori dai tribunali attraverso un costruttivo dialogo fra Governo e parti sociali", si legge in una nota nella quale si sottolinea che l'incontro era stato richiesto e sollecitato congiuntamente dalle istituzioni locali.
"Tutti i firmatari dell'accordo hanno convenuto sulla vigenza e importanza nella trattativa su Ilva degli impegni contenuti nell'accordo di programma stesso. Già nelle prossime ore - afferma la nota - le istituzioni locali e i commissari governativi incontreranno i rappresentanti di ArcelorMittal per approfondire il tema dell'utilizzo delle aree, inscindibilmente connesso ai livelli occupazionali previsti dall'accordo".
"Regione e Comune hanno anche proposto di individuare un ruolo di ulteriore e maggiore coinvolgimento della Società per Cornigliano nella gestione del passaggio di proprietà dello stabilimento, necessità sulla quale il ministro Calenda ha convenuto e che verrà approfondita anch'essa nelle prossime ore in un incontro fra i soci e i commissari governativi di Ilva", conclude la nota.
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