cronaca

Il progetto in anteprima a Live on the road
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Qualche semaforo in meno, alberi di arancio a contorno, un accompagnamento ideale verso le ville del Seicento, a monte. Ecco alcune caratteristiche della nuova via Cornigliano a Genova, fino a poco tempo fa la più trafficata d’Italia. Sta per partire la gara per l’affidamento dei lavori. L’architetto Enrico Pinna, che fa parte del pool che ha disegnato la nuova via, racconta: “I punti di forza saranno i marciapiedi larghi sei metri e la strada con due sole corsie contro le cinque attuali. La velocità massima sarà trenta chilometri all’ora, intanto le auto che vorranno procedere veloci potranno usare la nuova strada a mare. Del resto, in base a una ricerca che ho condotto, ho visto che la velocità media di marcia nei centri urbani è di 12 km orari”.
 

I cittadini della zona, e ne incontriamo parecchi durante la nostra puntata di Live on the road, sperano che la cosa si realizzi davvero e che non resti un bel sogno: “Anche se qui a Cornigliano i problemi sono soprattutto la criminalità, di giorno e di notte, il degrado, e la sporcizia. Ma anche la mancanza di servizi, come l’anagrafe” spiega il comitato Viviamo Cornigliano. “Abbiamo chiesto al Comune di riaprirla”  replica il presidente del Municipio Medio Ponente Mario Bianchi.


Un novantaduenne chiede ambulatori e Bianchi replica: “L’ospedale privato degli Erzelli dovrebbe essere convenzionato per gli esami, ci hanno assicurato” rilancia Bianchi. Mentre i commercianti chiedono che la riqualificazione incentivi anche il commercio italiano, visto che molti negozi sono stranieri e ci sono troppe saracinesche chiuse “altrimenti – lamenta una commerciante – che cosa verranno a passeggiare a fare nei marciapiedi larghi sei metri?”.  Insomma, il quartiere si avvicina a una svolta, ma la gente ci va cauta “anche se le cose stanno un po’ cambiando” è il coro comune.
 

E presto arriveranno nuove telecamere per la sicurezza. Dal 13 novembre poi il depuratore non scarica più nell’alveo ma in tubo a mare grazie ai lavori fatti. A spaventare è il fangodotto sulle aree ex Ilva “perché la qualità dell’aria peggiorerà e aumenteranno i tumori” temono i cittadini. Il Muncipio assicura che “tutto sarà monitorato con le migliori tecnologie”.